La Lancia è famosa, anzi famosissima per le sue automobili. Soprattutto nel 20° secolo, l’azienda ha dato vita a modelli straordinari. Oggi ne conosceremo uno che forse avrebbe meritato ben altra sorte.
La storia della Lancia, dal punto di vista sportivo e commerciale, è a dir poco illustre. Lo sanno bene gli appassionati di automobilismo, che hanno profondamente amato modelli del calibro della Lancia 037, Stratos e Delta Integrale. Ma c’è stato un altro veicolo straordinario, costruito negli anni migliori dell’azienda dal punto di vista sportivo.
Parliamo della Lancia EV, un prototipo costruito nel 1986 per partecipare al mondiale di rally nel Gruppo S; quest’ultimo avrebbe dovuto sostituire il Gruppo B a partire dall’anno dopo, ma non se ne fece nulla. La storia di questa Lancia e del gruppo, infatti, combaciano drammaticamente. la sua produzione venne velocemente fermata da avvenimenti ben più rilevanti e immediati della storia sportiva dell’azienda e, quindi, anche quella commerciale.
Lancia EV, una storia difficile: cosa non sai del prototipo mai nato
Lancia EV, un prototipo costruito nel 1986, come abbiamo detto. La sua nascita è caratterizzata dall’avvento degli innovativi – per l’epoca – telai a vasca in materiale composito, che dotavano le auto di più leggerezza e rigidezza. Lo intuì velocemente anche Abarth, che si occupava della ricerca e dello sviluppo dei componenti della Lancia.
Ne viene realizzato uno su di un modello adatto a montare molti componenti della Lancia Delta S4. Un prototipo che, una volta realizzato, venne chiamato ECV (Experimental Composite Vehicle). La potenza massima di questo mezzo era di 600 Cv sullo sterrato e di 800 per le gare su fondo asfaltato.
Pesava solamente 930 chilogrammi e la velocità massima si aggirava sui 230 chilometri orari. Capite bene che si trattava di un’auto costruita per un solo scopo: andare il più veloce possibile. Nonostante queste premesse, però, il prototipo fu abbandonato nel 1986 a seguito di una serie di incidenti mortali culminati con le tragedie legate alla morte di Henri Toivonen ed i ll suo co-pilota Sergio Cresto, scomparsi drammaticamente al Tour de Corse con una Lancia Delta S4 – l’anno prima toccò purtroppo ad Attilio Bettega su Lancia 037.
Per quanto riguarda il suo aspetto, pure fuori dalle corse non ebbe grande successo per delle forme poco gradevoli, facendosi così poco notare sotto il punto di vista dell’estetica. Del resto, parliamo di un’auto che puntava molto, se non tutto, sulle prestazioni.
Lancia ECV, parte due: la vera storia della Lancia ECV2
Una storia che poteva essere diversa senza ombra di dubbio, quella della Lancia ECV. E poteva esserlo pure quella della Lancia ECV2. Già, perché c’è stato un seguito al progetto lasciato poi morire nel 1986. Un successivo modello nato dal telaio di una Lancia Delta S4 assemblato con componenti e carrozzeria originali della ECV, che venne smantellata per donare il telaio alla sua erede.
A prepararla ci pensò Giuseppe Volta, che ne realizzò una ricostruzione quasi interamente fedele della “madre”. Quest’auto, ebbe più fortuna (ma non troppa) della precedente, essendo guidata dal due volte Campione del Mondo Miky Biasion al Rally legend 2010. E’ apparsa anche in altri eventi e manifestazioni motoristiche come il Monza Rally Show dello stesso anno.
Venne presentata nel 1988 e montava lo stesso 4 cilindri della ECV oltre che una carrozzeria molto più aerodinamica che le portò non pochi benefici tecnici. Era pure più leggera di 30 chilogrammi. La sua velocità massima era di 220 chilometri orari – un risultato difficilmente replicabile in una prova speciale di un rally – e ci metteva solo nove secondi a passare da 0 a 200. Impressionante, no? Di quest’auto, esiste un solo esemplare, che attualmente è esposto al Museo Lancia di Torino.
Purtroppo, il suo potenziale non poté essere mostrato dove contava, ovvero in gara. Tuttavia, non è difficile capire che stiamo parlando di prestazioni semplicemente straordinarie, soprattutto negli anni ottanta. Il suo aspetto, è chiaramente molto sportivo. Un’estetica valorizzata ancor di più dalla livrea bianca targata Martini Racing. Pur non avendo mai visto la strada come avrebbe meritato, rimane un’auto davvero unica.