La nostra stella polare dev’essere l’articolo 140 del Codice della Strada. Attenti a violare una di queste norme di condotta.
La giurisprudenza di legittimità, nel definire la nozione normativa di incidente stradale, fa riferimento in primo luogo, al significato letterale del termine, che lo identifica come qualsiasi avvenimento che interrompe il normale svolgimento della circolazione causando pericolo per la collettività. Ma, attenzione, il rischio di perdere il risarcimento è dietro l’angolo. Ecco cosa non dovete assolutamente fare!
Calcolare i danni di un torto subito non è mai semplice. Sia che si tratti di una tematica lavorativa, quale il mobbing, per esempio. O di vicende riguardanti la vita personale e sentimentale di ciascuno di noi e in questo caso ci riferiamo, tra le altre vicende, allo stalking. La giurisprudenza, infatti, ormai è consolidata sul fatto che non si debba (o si possa) risarcire solo il danno materiale, ma anche quello morale.
Tale assunto riguarda anche ciò che maggiormente ci interessa e di cui parleremo oggi: gli incidenti stradali. Anche in questo caso, il danno può essere non solo fisico e materiale, ma anche morale o biologico. Il danno patrimoniale è calcolato sulla base della perdita economica che la vittima del sinistro subisce. Una perdita che può riguardare se, per esempio, il mezzo viene distrutto. Ma anche se si subiscono delle ferite e dei danni al corpo che pregiudicano poi lo svolgimento del lavoro.
Ovviamente, ogni danno subito, da quello materiale a quello biologico, va dimostrato. I parametri per il calcolo sono individuati dalla Giurisprudenza e tengono conto, per esempio, del grado di invalidità (temporanea o permanente) conseguente all’illecito oppure l’età del danneggiato.
Per esempio, se si subiscono delle lesioni al volto e si è giovani, sarà molto più “facile” dimostrare il danno biologico subito per il prosieguo della propria vita. Secondo la Cassazione, comunque, il danno morale è autonomo dal biologico laddove non può essere verificato con un accertamento medico-legale. Ma ecco cosa non si deve assolutamente fare se non si vuole perdere il diritto al risarcimento.
La nostra stella polare dev’essere l’articolo 140 del Codice della Strada. Questo, infatti, prescrive ai conducenti dei veicoli di guidare in modo da non costituire pericolo o intralcio per la circolazione stradale. Non rispettare questa regola (apparentemente semplice e banale) può portare a perdere il diritto al risarcimento.
A pronunciarsi sul punto è, come sempre la Cassazione. Gli Ermellini hanno sentenziato che in caso di condotta imprudente da parte del conducente si può perdere il diritto al risarcimento in caso di incidente mortale. E’ quindi evidente che, nel ragionamento della Suprema Corte, ciò che conta non è solo l’esito del sinistro, ma, anzi, soprattutto, le cause che lo hanno generato.
Qualche esempio? Le ruote non in perfetto stato, oppure una velocità troppo elevata da parte del conducente. Quindi, chi viola una delle norme di condotta, sarà sostanzialmente considerato responsabile anche nel caso in cui intervenga un fattore esterno a concorrere alla causa dell’incidente.
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