Cosa c’è di peggio di truffare una persona? Cosa pensereste se vi dicessimo che una coppia di malviventi riuscirono ad abbindolare a migliaia in uno scandalo automobilistico senza precedenti?
A tutti noi, nessuno escluso, piace pensare di essere furbi, troppo furbi per cascare in una truffa anche molto elaborata e convincente. La verità però è che statisticamente parlando, tutti ci siamo fatti abbindolare almeno una volta, magari cliccando uno di quei link fasulli che vengono diffusi sul web per il cosiddetto fenomeno del pishing o rimanendo vittime di vere e proprie truffe colossali, architettate per spillare migliaia di Dollari a tantissime persone.
Non è un caso che la truffa più grande di sempre – almeno tra quelle operate nel campo dell’automobilismo sia avvenuta in uno dei paesi più grandi del mondo, gli Stati Uniti. Una coppia di furbi malviventi di nome James Nichols e Robert Gomez, all’epoca poco più che ragazzi, riuscirono ad abbindolare migliaia di ignari automobilisti americani a cavallo tra gli anni novanta ed i primi del duemila.
Come fecero queste persone a truffare così tanta gente così a lungo? Per introdurre la loro “impresa” dobbiamo prima spiegarvi cos’è una “Affinity Fraud”, traducibile grosso modo come Truffa per Affinità nella nostra lingua. In questo tipo di frode, una persona prende di mira un gruppo di persone omogeneo e vincolato da credenze comuni fingendosi parte della loro stessa cerchia soci per poi…far scattare la trappola.
Le automobili inesistenti
Nichols e Gomez scelsero come bersaglio una delle comunità più grandi negli USA, quella cattolica. I due truffatori in qualche modo riuscirono a diffondere delle fake news ben prima dell’avvento dei social, lasciando credere alla comunità cristiana californiana che un uomo di religione molto benestante, tale John Bowers, fosse morto lasciando in eredità un patrimonio di oltre 400 milioni di Dollari che includeva un vasto parco auto. Bowers e Nichols con due complici di nome Corinne Conway e Gwendolyn Baker, architettarono uno schema ingegnoso.
La banda fingeva di aver ricevuto dal deceduto filantropo il compito di rivendere le sue automobili a prezzi di favore a patto che venissero affidate solo a cristiani praticanti. Scegliendo da una lista scritta a mano, in cambio di un contratto – falso – gli ignari credenti californiani pagavano tra i 1.000 ed i 3.500 Dollari per auto come Toyota Camry e berline Lexus che però non erano mai esistite, così come il signor Bowers e la sua eredità fantasma.
La truffa, conosciuta come “Frode delle auto miracolose” andò avanti per ben sei anni, dal 1997 al 2002 e colpì oltre 7.000 vittime! Per tenere in piedi la farsa il più lungo possibile, la banda le studiò tutte: a chi si lamentava dei ritardi della consegna dell’auto parlavano di “problemi legali” e “impedimenti burocratici” ed arrivarono perfino a risarcire alcune vittime per il ritardo, in segno di buona fede, attribuendo credibilità alla loro presunta attività filantropica. Ma alla fine, la polizia iniziò ad indagare sulla banda e l’inganno venne svelato.
Il giudice nel corso del processo arrivò alla conclusione che in sette anni i quattro avevano spillato in tutto ben 21 milioni di Dollari per delle auto inesistenti. Le pene furono brutali: a Nichols e Gomez, ideatori materiali della truffa, vennero dati rispettivamente 24 e 22 anni di carcere mentre le loro complici che avevano partecipato marginalmente alla truffa ricevettero pene tra i 5 anni ed 1 anno e mezzo. La cosa peggiore? Le vittime recuperarono in media appena il 6% del denaro perduto. State sempre molto attenti quando comprate un’auto…