70 indagati, 80 capi di imputazione e ben due anni di indagine. Probabilmente la più grande truffa mai scoperta in Italia.
Ci sono voluti ben due anni per chiudere l’indagine. Ma, alla fine, il risultato è mastodontico. 80 capi di imputazione e 70 indagati. Probabilmente la più grande truffa sul car sharing mai scoperta in Italia. Ecco tutti i dettagli.
La frode smascherata, è particolarmente pericolosa poiché le autovetture condotte da soggetti non immediatamente identificabili, potevano essere utilizzate sia per commettere delitti sia da persone sprovviste della patente di guida e magari minorenni. Oltre al dato più meramente investigativo è giudiziario, è importante che ora siano cambiate le modalità di attivazione dell’account per l’utilizzo della propria flotta di car sharing.
I 70 soggetti coinvolti sono indagati, a vario titolo, per truffa e sostituzione di persona. L’indagine del Nucleo Crimini Informatici e Telematici della Polizia locale di Milano avrebbe fatto emergere un giro di falsi account per il noleggio delle auto in car sharing della flotta Enjoy. L’indagine è stata coordinata dal pm Milda Milli e dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco.
Tutto nasce nella notte di Capodanno del 2020, quando gli agenti della municipale sono intervenuti per effettuare i rilievi di un incidente stradale, non grave, nel quale era coinvolta una Fiat 500 in car sharing che aveva urtato alcuni veicoli in sosta. Il conducente e i passeggeri della vettura avevano abbandonato il veicolo ed erano fuggiti. Questo ha insospettito gli investigatori, che si sono subito attivati.
Come funzionava la truffa
Già dai primi accertamenti svolti dagli inquirenti sarebbe emerso che l’account utilizzato era stato creato utilizzando dati anagrafici di una persona non presente a bordo e ignara persino del noleggio auto. Con la collaborazione dell’ufficio Security di Eni, è stato poi possibile allargare il campo dell’indagine e arrivare quindi a un cittadino italiano di origine nordafricana, residente proprio nella zona in cui era avvenuto l’incidente.
L’uomo, particolarmente avvezzo alle dinamiche di tipo informatico, avrebbe generato e gestito circa 220 account del servizio di car sharing. Le patenti di guida necessarie per attivare l’account sarebbero state su internet. L’utenza telefonica per ricevere il pin, pure necessario per attivare il car sharing account, era fornito all’uomo da suoi conoscenti o riconducibile a numeri falsi. Inoltre le carte di credito per il pagamento del noleggio erano carte di pagamento virtuali associate alla carta dell’italiano con origini nordafricane.
Coinvolti anche minorenni sprovvisti di patente di guida. Scoperta anche un’attività che si svolgeva parallelamente, con una serie di ricorsi a sanzioni amministrative notificate a persone che avevano potuto dimostrare di non essere conducenti o responsabili del noleggio al momento dell’accertamento della violazione.
Il meccanismo, che consentiva di usare un’auto a noleggio in pratica gratuitamente, si fondava su patenti di guida ‘rubate’ su internet. Per via delle loro foto trovate sul web – magari postate sui social -, carte di credito con pochi centesimi, e utenze telefoniche per attivare l’account riconducibili a numeri falsi.