Degli sviluppatori che hanno voluto restare anonimi hanno creato un’applicazione con un nobile intento. Purtroppo, c’è un problema relativo alla privacy e le polemiche sono subito aumentate.
In un mondo digitalizzato in cui lo smartphone è l’inseparabile compagno di chiunque in ogni momento della giornata, anche un’applicazione nata con uno scopo positivo rischia di venire accolta da gravi polemiche, specialmente se – secondo alcuni – mette a rischio la privacy dell’utilizzatore: un copione che ben conosciamo, ricorderete tutti il caso dell’app Immuni che ha ricevuto polemiche relative alla privacy di chi la scaricava.
Il caso che sta facendo particolarmente discutere in queste ore non è tanto diverso da quello dell’applicazione nata in tempi di pandemia per monitorare e tracciare gli spostamenti delle persone infette. Gli sviluppatori di questa nuova start app scaricabile al costo di 14,99 Euro sul telefonino che potete inserire in tasca hanno parlato di un nobile scopo quando l’hanno presentata. Quello di ridurre la velocità degli automobilisti.
Su Speedcam Anywhere infatti si legge un’interessante introduzione sull’app store: “L’alta velocità è una causa frequente di morte e lesioni per pedoni ed automobilisti ed aumenta le emissioni di CO2 nell’ambiente”, con queste parole gli sviluppatori dell’app – rimasti anonimi – presentano il prodotto che sta destando tanto scalpore.
Mi posso fidare?
La particolarità di Speedcam Anywhere è semplice: l’applicazione è una sorta di autovelox portatile che potete tenere con voi in ogni momento per registrare con precisione quasi perfetta la velocità di un qualunque veicolo. Vi basterà infatti inquadrare con la fotocamera una vettura per pochi secondi e l’algoritmo farà il resto, calcolando velocità e perfino livelli di inquinamento ambientale ed acustico.
Ora passiamo alle note dolenti: nonostante gli sviluppatori abbaiano pubblicamente sconsigliato comportamenti di questo genere, il rischio che Speedcam Anywhere sia usata da cittadini desiderosi di farsi giustizia da soli contro i presunti automobilisti “molesti” o sorpresi a compiere un eccesso di velocità è concreto. L’app teoricamente non costituisce uno strumento a disposizione della polizia ma chi impedisce ai cittadini di usarlo come tale?
Diverse mail di protesta sono state recapitate in Inghilterra, attualmente unico paese dove l’app viene utilizzata, alle piattaforme che hanno in distribuzione lo strumento, evidentemente malvisto dall’opinione pubblica. E in Italia? Per il momento, piattaforme come PlayStore hanno rinunciato a distribuire l’applicazione ma in futuro? Chi può dirlo…