Difficile pensare ad un’auto che simboleggi le strade britanniche come la Land Rover, leggendario fuoristrada con mezzo secolo di carriera sulle spalle. Eppure, ne esiste una versione prodotta in un altro paese europeo!
Ci sono automobili talmente iconiche che viene spontaneo associarle ad un dato paese, anche se si è più “ignoranti” in materia di automobilismo. La Fiat 500? Icona italiana. Il Maggiolino? simbolo dell’ingegno tedesco. La Land Rover? L’auto più “British” di sempre seconda soltanto alla Mini Cooper di Mister Bean! Eppure, questo simbolo non è appannaggio esclusivo della terra di Re Artù.
La storia di questa particolare Land Rover che ha recentemente affrontato con successo un bel restauro inizia nel 1948: quell’anno, proprio al Salone di Amsterdam nei Paesi Bassi, il marchio britannico presenta la Land Rover 80, uno dei fuoristrada più amati al mondo e più di successo del periodo. La robustezza e la versatilità della jeep hanno fatto si che diventasse l’auto preferita da esercito, pompieri, polizia e chi più ne ha più ne metta, pronti a “strapazzarla” fuori strada.
Tra gli eserciti che decisero di adottare la 80, ci fu quello belga, colpito positivamente dalla vettura inglese. Il Belgio però non era semplicemente intenzionato a comprare un tot di modelli della vettura, voleva produrla localmente su licenza. A farsi carico di questo compito piuttosto gravoso fu la Minerva, una casa scomparsa negli anni 50 che produceva auto di lusso dall’inizio del 1900.
Per ottenere il diritto di produrre in serie la Land Rover 80, Minerva non faticò molto: la fama della casa in Europa era ottima e il marchio venne giudicato come un “partner affidabile”. L’operazione commerciale iniziò nel 1951 con un tetto massimo di 10.000 esemplari da produrre entro 5 anni, destinati per la maggior parte alle forze dell’ordine, esercito belga in primis.
La maggior parte dei componenti meccanici della Minerva 80 veniva fornita dalla Land Rover stessa ma il motore a 4 cilindri da 52 cavalli era un brevetto originale, così come il telaio realizzato interamente in acciaio. L’auto si differenziava dal modello britannico principalmente per due dettagli molto interessanti: il radiatore al posto della griglia a rete e le forme “angolate” sul davanti che sul modello originale sono più squadrate.
Alla fine, la produzione continuò fino al 1956 e toccò gli 8.000 esemplari, molti dei quali oggi talmente mal messi dopo decenni di utilizzo da non poter più nemmeno marciare. L’auto che potete ammirare in copertina è stata restaurata da un collezionista italiano e rappresenta un pezzo da novanta per qualsiasi appassionato in cerca di un fuoristrada raro ed originale. A voi piace?
Per una ampia diffusione di auto alla spina in Europa ci sarebbe bisogno di una…
La Toyota, solitamente nota per la grande affidabilità dei propri veicoli, deve fare i conti…
L'Alfa Romeo Giulia non avrà nulla a che fare con la vecchia generazione a berlina,…
Le auto a GPL sono molto gettonate al giorno d'oggi, ma non è certo tutto…
La Lamborghini è oggi in gran forma, ma in passato ha vissuto dei momenti terribili.…
Nemmeno il tempo di arrivare in strada che la FIAT Grande Panda è stata replicata…