Ci sono motori grandi, motori potenti e motori che sono sia grossi che capaci di generare una potenza inaudita, specialmente per l’epoca in cui sono stati concepiti. Questo tiene fede al suo nome.
La preistoria dell’automobilismo è stato un periodo molto difficile per chi voleva a tutti i costi fabbricare una vettura potente, capace di sfidare i limiti imposti dalla potenza dei motori dell’epoca. Non a caso, per arrivare a vedere la prima vera e propria supercar, bisognerà attendere la Duesenberg statiunitense che presentò negli anni trenta l’equivalente storico della Bugatti Veyron dell’epoca.
Prendiamo ad esempio il 1926, anno in cui compressori Garrett e simili ancora non erano stati inventati o comunque non venivano applicati sulle automobili. In quell’anno, la tedesca BMW che ad oggi vanta una lunga serie di successi nel campo delle vetture sportive come la recente i8 elettrica produsse quello che sarebbe passato alla storia come il motore più grande mai montato su un’auto.
E certo! Il motore in questione non era originariamente progettato per una vettura, il suo ruolo originario era spingere l’aereo Heinkel He11 ma la casa tedesca che all’epoca proprio come Rolls Royce ed Hispano Suiza si cimentava pure nel settore aeronautico prese comunque il propulsore ribattezzandolo BMW IV e adattandolo all’uso stradale, un po’ come successe con la Fiat Mefistofele deputata a battere il record di velocità.
Ottant’anni di pausa
Nel 2002, lo staff del museo Auto-Technik di Sinsheim, centro abitato tedesco, si imbatté proprio in questo propulsore, abbandonato in un fienile forse a causa della guerra. Il “mostro” in questione pesava ben 510 chilogrammi ed era lungo poco meno di due metri ma la cosa più spaventosa è sicuramente la sua cilindrata pari a 45,84 litri. Da non crederci.
Il direttore del museo Herman Layher aveva un sogno: scoprire cosa sarebbe successo portando a termine il progetto mai finito dalla BMW. Per l’impresa, servì il telaio di un furgone dei pompieri American LaFrance del 1907: una squadra di esperti ed appassionati di ingegneria riuscì a costruire il prototipo da ben 750 cavalli passato alla storia come BMW Brutus.
L’auto attualmente in esposizione ricevette il motore esattamente ottant’anni dopo la sua progettazione: un piccolo ritardo, insomma. La vettura è un incubo ecologico con un consumo di un litro di benzina per chilometro ed i piloti che l’hanno portata fino a 200 chilometri orari l’hanno definita incontrollabile ad alta velocità. Pensate cosa avrebbe potuto fare sulle piste dell’epoca! Meglio immaginarcelo soltanto…