Alla Italdesign piace fare progetti a lungo termine: una quarantina d’anni fa questo era il futuro che Giugiaro immaginava per l’automobile moderna. Forse, non sbagliava poi di molto…
Prevedere il futuro è impossibile. Perfino i messaggi della mitologica Sibilla Cumana erano difficili da decifrare, pensate quanto può essere complicato per un semplice disegnatore di automobili immaginare con precisione come saranno le automobili a quarant’anni dal momento in cui si mette a disegnare un nuovo progetto.
Dal punto di vista del design però, la ItalDesign Capsula non si discosta poi tanto da quello che vediamo su strada tutti i giorni da qualche anno a questa parte: pensate alla Nissan Cube, alla Daihatsu Materia o alla più recente Citroen Ami che a quanto pare viene perfino usata dalla polizia, in alcuni casi!
Nonostante sia stata progettata esattamente 40 anni fa insomma, questa creazione di Giorgetto Giugiaro ha anticipato molto i tempi. Ma c’è una cosa interessante che dovete sapere sulla Capsula che la rende diversa da qualsiasi altra cosa abbiate mai visto su strada: la vettura era essenzialmente una insospettabile matrioska con un veicolo dentro l’altro.
Essenzialmente, la nostra squadrata Capsula era una piattaforma intercambiabile: che cosa significa questa frase? Che il telaio della vettura che ospitava gli organi meccanici e che a nostro parere se visto frontalmente ricorda molto vagamente una Fiat Uno poteva ospitare una vasta gamma di sovrastrutture adattabili per ogni occasione.
Chiunque nelle intenzioni dei progettisti avrebbe potuto smontare la sovrastruttura dell’auto composta da uno squadrato e poco proporzionato abitacolo per montarne un’altra: e così, ecco che la Capsula diventava auto civile, taxi, minivan, camion ed ambulanza o carro attrezzi a seconda della necessità.
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Sembra assurdo ma il progetto, presentato ufficialmente al Salone di Torino, dimostrò di funzionare bene. L’ostacolo? Il prezzo! I calcoli dell’epoca stabilirono che l’auto avrebbe finito per costare quanto una berlina Mercedes, se giunta sul mercato e nessuna casa automobilistica se la sentì di sobbarcarsi questo rischio. Peccato.
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