Il futuro dell’automotive è appeso ad un filo. Le novità più importanti riguardano l’elettrico e le cosiddette auto connesse, ma tutto ciò è davvero realizzabile in massima sicurezza?
Al di là delle ultime news poco rassicuranti, il mondo dell’automotive procede spedito verso una serie di cambiamenti che vedono sempre di più il guidatore al centro di scelte fondamentali per quanto riguarda la mobilità e la privacy (le cosiddette auto connesse).
E proprio di questo la commissione europea sta discutendo. Ovvero, sull’importante ruolo del proprietario (o di un semplice guidatore) di queste nuove automobili. Non è un segreto, d’altronde, che l’interesse per le auto connesse è elevato, ma i nodi da sciogliere a riguardo non sono affatto pochi.
La sicurezza dell’accesso ai dati sembra condivisa da tutti i professionisti coinvolti nella comunicazione delle auto connesse. Oltre a ciò, la struttura, il potere decisionale, la privacy e la proprietà dei dati sono materia di discussione della commissione europea.
In tal senso, “My Car My Data” – lanciata da FIA e ACI – ha avuto lo scopo di adottare principi fondamentali a tutela dei consumatori (o quantomeno spingere i regolatori a farlo) che possano garantire libertà di scelta sulla condivisione dei dati delle auto connesse, protezione e sicurezza degli stessi, per impedire l’accesso non autorizzato o il furto di informazioni sensibili.
E infine, evitare la concorrenza scorretta a beneficio dell’innovazione delle imprese, impedendo così i rischiosi paletti dei produttori di auto. Questa campagna, come detto, è stata portata avanti dalla FIA che ha chiesto agli automobilsiti quanto si sentissero effettivamente “padroni” delle informazioni prodotte dalle auto.
Ebbene, il 91% dei consumatori ritiene di avere la proprietà dei dati generati dal proprio veicolo, ma l’85% afferma di non averne il controllo. La proposta di Data Act della commissione europea, nonostante questa contraddizione, ha riconosciuto che gli automobilisti devono avere il diritto di decidere quali dati condividere, quando, con chi e per quali obiettivi.
Per rendere reale ciò, la FIA ha avviato uno studio approfondito sulla possibilità di utilizzare una piattaforma S-OTP che non comprometta i criteri di sicurezza delle auto connesse.
Ed ora veniamo al punto fondamentale di questa proposta. Secondo il Data Act, andrebbe resa obbligatoria questa piattaforma. In caso contrario, i costruttori possono decidere quali dati trattenere, trasmettere e come renderli accessibili.
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La FIA stima che questo filtro sul flusso dei dati delle auto connesse può provocare una perdita di 65 miliardi l’anno fino al 2030. Non resta che attendere l’esito delle votazioni al parlamento europeo, dove verosimilmente le lobby si scontreranno proprio contro il Data Act.
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