I carburanti stanno davvero mettendo in difficoltà tantissime persone in tutto il mondo. I lavoratori non sono esclusi, come dimostra un altro sconcertante risultato della crisi “da rifornimento”.
L’aumento del prezzo dei vari carburanti sta veramente mettendo a dura prova moltissimi automobilisti ed anche tanti lavoratori che devono fare i conti con i costi alle stelle.
Lo sanno bene gli autisti, come spiegato dai driver di Uber e Lyft, costretti a scegliere se restare a casa o selezionare le chiamate in base alla distanza da percorrere. Prima di arrivare al punto, comunque, è una buona idea approfondire cosa effettivamente siano Uber e Lyft.
DRIVER DI UBER E LYFT: CHI SONO E COSA FANNO
Uber e Lyft sono due app di condivisione dei viaggi molto diffuse in tante città. La prima è stata fondata nel 2009 e la seconda nel 2012. Entrambi i servizi, offrono app su dispositivi iOS ed Android (Uber pure una per gli utenti di telefoni Windows) che consentono di chiamare un taxi con licenza. Tuttavia, i due servizi sono diversi perché ognuno ha i propri autisti.
Cambiano anche i tragitti, le auto ed i servizi (Lyft detiene meno opzioni di Uber). Lyft standard (quattro persone) e Plus (sei passeggeri) sono alcuni dei servizi della seconda applicazione di cui vi stiamo parlando.
Ce ne sono anche di più convenienti come UberX ed UberXL, ma anche di costosi come UberSELECT e UberBLACK. Uber fornisce anche UberAssist, dedicato ad anziani e persone che necessitano di assistenza extra. Adesso, però, le cose potrebbero cambia ein maniera davvero preoccupante.
Uber e Lyft: lavoro limitato per “colpa” del carburante
In attesa di provvedimenti governativi che cambino o quantomeno limitino gli aumenti dei prezzi dei carburanti, molte aziende sono costrette a ragionare sul proprio immediato futuro. Principalmente quelle che prevedono trasporti, con tanti lavoratori che non possono fare altro se non fermarsi. I driver di Uber e Lyft, ad esempio, lo stanno già facendo.
Questo perché non stanno praticamente guadagnando e, come spiegato da un conducente, addirittura fanno fatica a rimanere in positivo. Il che non appare affatto come una sorpresa, considerando che negli ultimi quattro anni i costi del carburante sono aumentati – per questi driver e non solo – fino al 60% dello stipendio che percepiscono.
Ed in effetti, negli Stati uniti il prezzo della benzina è salito a più o meno 4,2 dollari al gallone (circa un euro al litro). Uno scenario davvero critico, che ha spinto i driver a scegliere in maniera accurata i propri clienti.
O almeno, chi fa il driver come secondo lavoro. Già, perché il numero di nuovi autisti stenta ad aumentare nonostante le varie campagne di incentivazione delle piattaforme, tanto che le tariffe sono aumentate del 18% per ogni miglio guidato – secondo l’analista di YipitData Peter Martin.
A questo, bisogna aggiungere che da parte delle piattaforme di ride hailing non c’è stato ancora alcun adeguamento di retribuzione per i driver; e così molti di loro si sono trovati a dover scegliere se continuare a lavorare o rimanere a casa.
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E non è tutto. Un driver di Uber alla TV inglese WRBC ha spiegato che ormai le chiamate dall’altra parte della città non vengono più accolte di buon grado, con questi professionisti che preferiscono rimanere entro determinati luoghi per risparmiare sul carburante e ridurre così i costi.