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Una quattro ruote in sharing ad impatto zero, anzi meno 1 | Ecco dove è possibile “noleggiarla”

Esiste davvero un servizio sharing che non inquina, anzi, addirittura riesce ad essere “amichevole” con altre forme di vita del pianeta. Ecco dove è possibile usufruirne.

È evidente a tutti che la nuova frontiera dei veicoli è verso forme di alimentazione che non impattino negativamente sul pianeta. Da questo punto fermo, dai punti dell’Agenda 2030, procede tutta la ricerca dell’automotive. Il tempo stringe ed il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti. Ma esiste davvero l’impatto zero?

Esiste davvero l’impatto zero? (Foto di anncapictures da Pixabay)

L’impronta di carbonio dell’elettrico

Per riuscire a comprendere se un veicolo sia più o meno ecologico occorre valutarlo in tutto il suo ciclo di vita, non solo nell’immediato.

L’automobile elettrica, se valutata all’interno del contesto urbano, è decisamente la scelta più indicata. Non ha emissioni di gas inquinanti o particolati e anche dal punto di vista acustico è ottima. Niente a che vedere quindi con le auto a benzina o diesel.

Se si considera invece l’auto elettrica in tutto il suo processo produttivo, emergono delle criticità. Il nodo più spinoso è costituito dalla fabbricazione della batteria. Si è calcolato che per averne una si producano emissioni di CO2 molto ingenti. Tali emissioni sarebbero compensate con l’abbattimento di quelle su strada, ma il vero problema sarebbe un altro.

Il primo problema dell’elettrico è lo smaltimento delle batterie. Sono state sviluppate tecnologie in grado di provvedere al riciclaggio di alcune componenti come: cobalto, litio, alluminio e rame. Resta il nodo essenziale di rendere questi processi disponibili su larga scala.

Questione dirimente è anche la produzione dell’energia elettrica necessaria a caricare la batteria e come tale energia viene prodotta. Perché sia davvero ecologica, l’auto elettrica dovrebbe rifornirsi di energia prodotta in modo altrettanto “pulito”. Nel migliore dei mondi possibili questo potrebbe avvenire, ma allo stato attuale, sono ben pochi i paesi del mondo in grado di vantare grosse produzioni di energia pulita. Va da sé che, se per produrre l’energia per ricaricare l’auto si utilizzano le centrali a carbone, tutta l’idea “ecologica” vada a farsi benedire.

L’idea formidabile di uno statunitense

Nel Michigan, a Colon, un imprenditore davvero geniale ha messo a frutto un’idea del passato facendosi forte anche della sua religione.

Il signor Timothy Hochstedler ha lanciato la sua idea di un Uber Amish. Sì, perché Timothy è un Amish.

Uber Amish (web source)

Gli Amish sono una comunità religiosa nata del Cinquecento in Svizzera e giunta negli Stati Uniti nel Settecento. Gli Amish rifiutano il progresso, la modernità, la mondanità e soprattutto la violenza. Conoscono le moderne tecnologie, ma rifiutano l’impatto che hanno nella vita quotidiana e, per quanto riguarda l’auto, questa comunità disprezza la velocità e la competizione che il possesso di un’auto comporta.

Leggi anche ->La “piccola” Smart diventa un suv elettrico | Svelato il nome e la data di uscita in Europa

Il signor Hochstedler, quindi, usa i mezzi che la sua religione gli consente, la sua carrozza, per portare in giro i clienti. Per cinque dollari ti porta in giro per il paese. Ovviamente non esiste un numero da chiamare o un app da scaricare, ma Timothy è sempre per strada e come si usava una volta, basta chiamare a gran voce…

Antonietta Terraglia

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