Conoscete bene la moda delle Pike Cars giapponesi. Quello che non sapete però è che anche la Mitsubishi si è unita a questo trend con una vettura dal design classico che non andò così forte.
Il Giappone è un paese anomalo sotto molti punti di vista ed il settore automobilistico non fa eccezione: nel paese nipponico esistono varie mode come quella delle Key Cars – auto in “miniatura” che rientrano in una categoria favorita dalle assicurazioni – e quella delle Pike Cars, vetture moderne che cercano in qualche modo di imitare famosi classici del passato, spesso fallendo in modo ridicolo.
Le specialiste del settore in quest’ultimo caso sono principalmente due, Nissan e Mitsuoka, un marchio che comunque utilizza spesso le vetture dell’altro marchio nipponico per le sue discutibili creazioni. In pochi però sanno che pure Mitsubishi, un marchio che ci ha donato classici come la Lancer EVO, si è cimentato in questo settore. O meglio, ci ha provato.
Tutto avvenne all’inizio degli anni 90, periodo in cui gli stilisti ed i designer giapponesi cercavano la chiave giusta per leggere la fine del secolo: in quel periodo, vennero presentate tante automobili dal design originale e spesso di rottura con il passato, un esempio su tutti è la Nissan Cube del 1998, auto che sembra quasi normale se paragonata a questa creazione.
Curve e altre curve
Presentata in occasione del 29esimo Salone dell’auto di Tokyo, la Mitsubishi SM1000 è una vettura strana ma che incarna a pieno lo spirito delle Pike Cars, abbracciandone i concetti fondanti. Con le sue linee curve, i gruppi ottici anteriori dall’aspetto ricercato e quella che è una stranissima somiglianza al frontale della Bugatti Veyron, tra l’altro arrivata sul mercato oltre dieci anni dopo, potrebbe essere la più interessante concept car presentata dal marchio.
L’automobile venne presentata ufficialmente al grande pubblico nel 1991, suscitando però poca sensazione a giudicare dalla successiva decisione della casa di non introdurla sul mercato in produzione in serie. La vettura era strana sotto ogni punto di vista, partendo dal fatto che nonostante le ridotte dimensioni veniva considerata una Sedan per arrivare alla “cupola” che costituiva l’abitacolo.
Il motore era ancora più strano: un 4 cilindri da 1.000cc – da qui probabilmente deriva il nome dell’auto – che sarebbe forse stato più indicato per una moto da corsa. Alla fine, del progetto non si fece più niente ma ancora oggi, a distanza di vent’anni dalla sua presentazione, l’auto suscita sicuramente scalpore per la sua buffa concezione fuori dalle righe.
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