Spesso, purtroppo, innovazione e conservazione non riescono a essere valori complementari. La triste storia che dobbiamo raccontarvi
La fine di un’epoca. Gli anni che viviamo stanno cancellando tanti miti. Tanti simboli. Colpa del tempo che avanza? Della crisi economica? Del fatto che, per molti, la storia non ha poi tutta questa importanza? Non lo sappiamo. Ma, spesso, siamo costretti a raccontarvi storie molto tristi. Come questa che ha per protagonista la Bugatti.
Casa automobilistica, nota principalmente per le sue vetture sportive nonché per quelle da corsa d’anteguerra. Fondata nel 1909 dall’emigrato italiano Ettore Bugatti, cessò inizialmente le sue attività nel 1963.
Dal 1987 i diritti del marchio vennero acquistati da Romano Artioli che ne riprese la produzione costituendo la società italiana Bugatti Automobili, la quale nel 1995 cessò a sua volta ogni attività. Dal 1998 Bugatti è un marchio del gruppo tedesco Volkswagen Aktiengesellschaft che ha creato ad hoc una società finanziaria denominata Bugatti Automobiles.
In Italia, Bugatti scelse Campogalliano, in provincia di Modena, perché la Motor Valley era il luogo migliore dove sviluppare e creare le macchine divenute celebri in tutto il mondo. Ma spesso, purtroppo, innovazione e conservazione non riescono a essere valori complementari.
Addio alla “Fabbrica Blu”
E così, un pezzo di storia della Motor Valley italiana se ne va con il definitivo smantellamento della vecchia “Fabbrica Blu” di Bugatti nel Comune di Campogalliano (MO). La culla della EB110 fu chiusa nel 1995, ma da allora è stata conservata in buono stato grazie al lavoro e alla passione di Ezio Pavesi, della moglie Lorena e del figlio Enrico, oggi 24enne. I loro sforzi, infatti, hanno impedito alla Fabbrica di diventare un relitto dimenticato in rovina.
Ma, vi dicevamo che, spesso e volentieri, dietro le brutte notizie che siamo costretti a darvi, vi sono ragioni di tipo economico. E, infatti, dopo la recente acquisizione da parte dell’investitore Adrien Labi era diventato chiaro che i piani per questo pezzo unico della storia della Motor Valley non erano in linea con i valori della famiglia Pavesi, portandoli alla difficilissima e sofferta decisione di terminare il loro impegno di custodi, iniziato nell’aprile del 1991 da Ezio e sua moglie Lorena Dondi. Ezio Pavesi.
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Purtroppo, nella vita, tutto ha un inizio e tutto ha una fine. E quindi, già negli ultimi mesi, quell’area, di fatto, è stata smantellata. Sulla vicenda, peraltro, è intervenuta anche la politica. La deputata della Lega, Benedetta Fiorini, segretario della Commissione Attività Produttive, ha infatti annunciato il deposito di una interrogazione al Ministero della Cultura. “Cancellare il logo Bugatti lo ritengo un errore. Parliamo di un simbolo che rappresenta la memoria storica del nostro tessuto produttivo nonché della Motor Valley e in quanto tale va salvaguardato”.