Pochi la conoscono ma la Rancho è stata una delle più coraggiose creazioni di una casa che rischiava di scomparire. La vettura al giorno d’oggi è molto ricercata: ma all’epoca, ebbe successo o no?
Negli anni 70 la comparsa della britannica Range Rover segnò una vera e propria rivoluzione nel mondo delle automobili: l’arrivo di quello che non era soltanto un fuoristrada ma anche un desiderabile status symbol che finì per piacere pure a chi nemmeno guidava fuoristrada creò un enorme interesse per quelli che oggi chiamiamo semplicemente SUV.
E’ in questo particolare contesto che nel 1975 nasce la Matra-Simca Rancho, una delle vetture più singolari mai viste in Francia che si ispira direttamente alla leggendaria auto britannica. La Rancho nacque in un momento piuttosto complicato per il marchio francese Matra. Il marchio aveva appena subito un brusco insuccesso con la spider M530 e doveva rifarsi, superando anche gli strascichi della crisi petrolifera del 1973.
Guardando a quello che stava succedendo in Inghilterra e anche alla Citroen Mehari, la Matra riuscì nell’impresa di realizzare qualcosa di molto simile alla Range Rover con il Progetto P12. Il telaio dell’auto deriva – difficile crederci ma è così – da quello della piccola Simca 1100. Proprio la decisione di usare questa piattaforma finì per coinvolgere anche questa storica casa transalpina nel progetto che si concretizzò definitivamente nel 1977.
Un piccolo culto
Disegnata dall’autore della Matra Baghera Antonis Volanis, la Matra-Simca Rancho non era certo un’auto elegante. La sua linea rozza e piuttosto sgraziata non c’entrava assolutamente nulla con l’eleganza della Range Rover, ma proprio questo finì per essere il punto di forza della Rancho sul mercato: con una linea così unica, il fuoristrada esprimeva decisamente la sua personalità differente da quella di qualsiasi altra auto europea dell’epoca.
Presentata ufficialmente al Salone di Ginevra del 1977, la Rancho sconvolse la critica ed il pubblico: la vettura non era puramente un fuoristrada, anche perché il peso mal distribuito la rendeva leggermente svantaggiata rispetto alle concorrenti. La stessa Matra parlò di veicolo multiuso: con la Rancho potevate fare un lungo viaggio, un trasloco o portare a termine le faccende quotidiane in città. Una specie di jolly su ruote, insomma, capace di fare tutto.
La Rancho era una vettura che faceva della sua versatilità il punto di forza. Dopo l’iniziale diffidenza, il pubblico si appassionò molto al veicolo che finì per vendere ben 56.467 unità tra il 1977 ed il 1985, numeri di cui si sorpresero per loro stessa ammissione perfino i dirigenti delle due case. Alla fine degli anni 70, anche una terza casa francese entrò nel progetto rendendo l’auto un prodotto Matra-Simca-Talbot.
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Il punto più alto della carriera della Rancho è sicuramente il quarto posto al premio per l’Auto dell’Anno ottenuto nel 1978, un riconoscimento che viene assegnato dalle maggiori riviste di automobilismo europee. Quello che poteva tranquillamente diventare un fiasco commerciale insomma diede nuove forze alla Matra, dimostrando che a volte per ottenere un grande risultato bisogna assumersi un grosso rischio.