Per molti appassionati, la Ferrari Pinin rimane il più grande interrogativo della storia del marchio. Cosa sarebbe successo se quest’auto rivoluzionaria fosse stata prodotta? Non lo sapremo mai.
Si dice che del senno di Poi sono piene le fosse. Ma come fare a non chiedersi cosa sarebbe successo se un’auto come quella di oggi fosse stata effettivamente prodotta in serie? Ormai lo sappiamo, una Ferrari con quattro porte non è un tabù, specie dopo che sono state prodotte shooting brake come la recente FF o come la discutibile 400 destinata al Sultano del Brunei, grande collezionista di auto di dubbio gusto estetico.
Per tracciare un profilo della Ferrari Pinin, forse la Rossa più sconosciuta del marchio italiano, dobbiamo tornare indietro di qualche decennio, precisamente fino al 1980, anno in cui al designer Diego Ottina venne commissionata la prima Ferrari a quattro porte della storia. La vettura, dalla ricca dotazione di bordo, è anche conosciuta come Ferrari 512 BB Pinin, tutto a causa del suo motore.
Infatti la Pinin poteva vantare lo stesso V12 boxer della famosa sportiva di Maranello, un propulsore da oltre 400 cavalli che sicuramente non aveva problemi a spingere l’auto, piuttosto pesante se paragonata alle altre Rosse dell’epoca. Il nome Pinin, manco a dirlo, deriva dall’atelier Pininfarina che curò il progetto. Cosa lo fermò? Diciamo solo che c’entra la Rolls Royce…
L’auto si presentava molto bene anche allo stadio di prototipo: equipaggiata con una dotazione di tutto rispetto che includeva interni in pelle e cuffie per ascoltare la musica destinate ai passeggeri, la Pinin avrebbe potuto aprire tanti interessanti scenari per la Ferrari. Scenari che però portavano con loro una difficile sfida per affermarsi in un settore già saturo di concorrenti agguerrite e con una lunga tradizione.
Dopo lunghe discussioni tra i vertici dell’azienda italiana, Enzo Ferrari in persona ordinò che sul progetto Pinin venisse messa una grossa X. Lo storico fondatore del marchio era convinto che l’auto non fosse in grado di competere ad armi pari con la concorrenza nel settore delle grandi berline di lusso, in particolar modo contro la Rolls Royce che poteva proporre modelli dalla consolidata reputazione. Opinione condivisa tra l’altro dai vertici Ferrari.
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L’auto insomma avrebbe rischiato di diventare fonte di imbarazzo per il marchio che come sappiamo ci tiene moltissimo alla propria reputazione. Fu la decisione giusta? Difficile dirlo. Quello che sappiamo per certo è che la Pinin è stata costruita in un unico esemplare, attualmente conservato in esposizione permanente, a ricordarci l’unica Ferrari a quattro porte degli anni 80.
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