Una vera e propria opera d’arte, immaginata da una mente fuori dal comune che successivamente fu ingaggiata da colossi come Apple, Louis Vuitton e Sony.
La storia dei motori è piena zeppa di vicende incredibili, in cui, volontariamente o involontariamente, aziende tra loro rivali si sono avvantaggiate in maniera assai improbabile. Quella che vi raccontiamo oggi ha per protagoniste due grandi case motociclistiche, da sempre in lotta per la leadership. Parliamo, ovviamente di Yamaha e Honda.
Come spesso accade, queste vicende affondano le proprie radici negli anni che furono. In particolare, gli anni ’80. Tempi di grandi innovazioni (o tentativi) anche sulla scorta del proliferare di film di fantascienza dai contorni futuristici. Un periodo in cui le notizie circolavano molto meno e in cui, quindi, era ancora più intrigante scoprire cosa stavano tramando i rivali.
E in questo caso ci troviamo a metà degli anni ’80. Esattamente nel 1985. Il protagonista della nostra storia è il designer Hartmut Esslinger, autore di un concept basato sulla Yamaha F750. Il “povero” Esslinger, però, non poteva sapere che da quella sua idea sarebbe nata la prima Honda CBR1000. Ecco come andarono le cose.
L’idea di Esslinger si chiamava Yamaha Frog, basata, come detto, sulla YamahaF750. Si trattava di un’opera di pura innovazione, dato che Esslinger, né prima, né dopo, ha avuto esperienze nel mondo dell’automotive. Il suo nome, infatti, è legato indissolubilmente alla Apple (per la quale ha contribuito al design dei primi Macintosh), Sony e Louis Vuitton.
Lavorò per Yamaha quasi “per caso”, vincendo un concorso indetto dalla rivista tedesca Motorrad. Esslinger immaginò quindi una moto che potesse conquistare con l’estetica, ma che, allo stesso tempo, fosse sicura. Il risultato, basta dare un’occhiata alle foto, è puramente anni ’80.
I suoi disegni pubblicati in prima pagina sulla rivista convinsero Yamaha a fornirgli una FZ750, per poter realizzare il prototipo reale e marciante. La Frog 750, quindi, aveva convinto tutti per la propria linea, con colori sgargianti (che ne aumentavano la visibilità), ma anche per la sua sicurezza, garantita dal doppio faro anteriore molto potente e dalla carena che avrebbe protetto il motociclista in caso di scivolata.
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I disegni, quindi, erano un inno alla nuova aria che si respirava in quel periodo. Un clima che aveva voglia di cambiamento, di grandi innovazioni. Che guardava al futuro con grande fiducia e fascinazione. Peccato per Yamaha, però, che quei disegni di Esslinger ispirarono in realtà la concorrenza, con la realizzazione della prima Honda CBR1000.
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