Le motivazioni scientifiche riguardano il funzionamento del nostro cervello. E come risponde a stimoli e pressioni
“Sarà capitato anche a voi, di avere una musica in testa” cantava una canzone di qualche anno fa. Ed è esattamente così. Tutti noi lo abbiamo fatto almeno una volta. Nel parcheggiare la nostra autovettura (soprattutto se a marcia indietro) abbiamo abbassato il volume della nostra autoradio. Sapete perché? Non è un vezzo, né un tic. C’è un solido motivo scientifico.
Il tema è sempre quello. Sempre per restare in tema di citazioni. Ricordate quel film in cui si sosteneva che usiamo solo una minuscola percentuale del nostro cervello? E che, in quel caso, attraverso una pillola, nuovo ritrovato della scienza, si poteva ampliare a dismisura le proprie capacità cognitive. Siamo davvero capaci di fare più cose contemporaneamente?
Spesso abbiamo la pretesa di riuscire a farlo. Di essere effettivamente multitasking. Eppure, consolidate ricerche scientifiche ci dimostrano che solo il 2% della popolazione mondiale è effettivamente multitasking. Molti altri, invece, si illudono di esserlo. Ma è solo un’illusione, appunto. Il nostro cervello non è progettato per fare più cose contemporaneamente. Per rispondere a stimoli contemporanei troppo impegnativi.
Più si fa uso delle stesse risorse, e più è difficile eseguirle contemporaneamente. Questo è il motivo scientifico per cui, per esempio, è molto pericoloso guidare mentre si sta parlando al telefono o lo si sta consultando.
E, allora, il motivo per cui, quando dobbiamo parcheggiare la nostra auto, abbassiamo il volume all’interno dell’abitacolo, ha motivazioni che riguardano il funzionamento del nostro cervello. E come risponde a stimoli e pressioni.
Le motivazioni scientifiche
Meno quindi il nostro cervello è impegnato, più riesce a fare cose contemporaneamente. Cantare sotto la doccia mentre ci si insapona, per esempio. Il parcheggio dell’auto a prima vista richiede differenti risorse: visiva, manuale e uditiva per l’ascolto della radio. L’interferenza è dietro l’angolo.
L’atto di parcheggiare l’auto, infatti, è regolato dal controllo cognitivo di ciascun essere umano. Un processo collegato alla corteccia prefrontale. Che ci aiuta a comportarci in modo da raggiungere i propri obiettivi. Nel caso del parcheggio dell’auto, per esempio, un obiettivo è quello di non urtare e, quindi, di non danneggiare la vettura.
Parcheggiare l’auto, soprattutto in un luogo sconosciuto, richiede una notevole quantità di controllo cognitivo per elaborare tutte le informazioni necessarie per compierlo con successo. E le funzioni della corteccia prefrontale migliorano se gli stimoli non sono troppi. Troppi stimoli o troppe distrazioni e troppo stress possono portarci a non ottenere i risultati desiderati.
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Per questo, quindi, abbassiamo il volume dell’autoradio mentre stiamo parcheggiando. Per ridurre le interferenze, per concentrarci e proteggere le risorse prefrontali.