Quello che sarebbe diventato un design comune sulle vetture Renault del periodo 2010-2020 fu un enorme handicap per un’altra auto che anticipò troppo le intenzioni della stessa casa produttrice.
Correva l’anno 1998 quando il marchio francese Renault mandò letteralmente nel pallone il mercato proponendo un prototipo che può tranquillamente essere considerato la Multipla di Parigi: era un’auto sproporzionata, con un frontale cartonesco ed una bizzarra forma a punta di freccia quella che apparve al Motor Show di Parigi dell’anno.
Quella curva posteriore vi sembra familiare? Ci arriveremo piano piano. Nel 2002, Renault offrì una nuova sorpresa al suo pubblico e ragioni per impazzire alla critica annunciando che il progetto Vel Satis sarebbe arrivato sul mercato come auto prodotta in serie. Certo, era stata fatta qualche modifica estetica al prototipo. Da niente però.
L’auto proponeva nuovamente quel design “a cuneo” con i tradizionali gruppi ottici definiti a fiocco che avrebbero tanto fatto parlare di se. La cosa più assurda? Questa due volumi sarebbe entrata sul settore delle berline in un periodo in cui nessun’auto di quella categoria aveva una linea che si poteva confondere con quella di un minivan.
Ci furono due problemi alla base della concezione della Renault Vel Satis, entrambi legati al particolare design: il primo, l’auto andava a sostituire la berlina Safrane, una vettura dotata di una linea classica, la tradizionale tre volumi che non si distingueva poi troppo da una qualsiasi rivale dell’epoca. Il secondo, manco a dirlo, fu che l’estetica del mezzo non attirò gli acquirenti.
L’automobile era complessivamente molto buona, con la vasta gamma di ottimi motori offerti che costituivano senz’altro la caratteristica migliore dell’auto. Lo spazio a bordo, prevedibilmente, abbondava ma non bastò: mettetevi nei panni di un acquirente dell’epoca in cerca di una berlina, cosa avreste scelto tra una BMW, un’Alfa Romeo, un’Audi e l’ingombrante Renault?
Con poco più di 62.000 esemplari venduti in otto anni ed un investimento non del tutto recuperato di 630 milioni di Euro, l’auto rappresentò un fiasco commerciale per Renault, non tragico ma comunque considerevole. Ma il marchio non avrebbe abbandonato questo design: vetture come la Modus, la Clio III e la Espace uscite pochi anni dopo erano identiche alla Vel Satis, come concezione; eppure, vendettero molto bene.
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Si può dire che il caso della Vel Satis è l’unico in cui una casa automobilistica ha anticipato se stessa. Probabilmente, se proposta come monovolume e presentata qualche anno più tardi, la Vel Satis avrebbe riscosso più successo. E invece, è andata come è andata.
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