La strada può riservare insidie da non sottovalutare. Spesso però non dipende solo ed esclusivamente da chi guida, ed un caso italiano ne è la grande dimostrazione.
La strada purtroppo non concede errori, e soprattutto spesso può essere fatale per tante, troppe persone che si comportano egregiamente. Un esempio eclatante ed allo stesso tempo recente è quello di Elena Aubry. Nel maggio 2018, morì a seguito di un incidente stradale mentre si trovava sulla sua moto a Roma, una Honda Hornet.
La donna di 26 anni perse il controllo del mezzo. Da quel momento in poi, sua madre portò avanti una battaglia sulla mai banale sicurezza stradale. Anche per sua figlia, che in quel terribile giorno percorse un tragitto pieno di buche e radici di alberi che lo rendono tuttora molto pericoloso, soprattutto per chi viaggia sulle due ruote.
Il 10 gennaio ci sarebbe dovuta essere un’udienza preliminare del processo, rinviata al 14 marzo. Un avvenimento che dovrebbe vedere un giudice esprimersi sul rinvio a giudizio nei confronti di otto imputati (alcuni di questi, funzionari del comune di Roma) accusati di omicidio stradale. Al di là di come finirà questa faccenda, comunque, la madre di Elena e i tanti amanti delle motociclette non chiedono solo giustizia per la 26enne romana.
Per Elena Aubry, scomparsa ormai dal 2018, viene chiesta giustizia. Per lei, per tanti altri e tante altre come lei e per prevenire tragedie come queste. La famiglia di Elena e amici motociclisti della stessa chiedono infatti alle istituzioni misure forti e concrete per quanto riguarda la sicurezza stradale.
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Una battaglia che non solo può rendere merito ad una persona, ma a molte altre come lei; ed in più, salvare vite in futuro. In che modo? Fare un’accurata manutenzione del manto stradale, ad esempio.
Alcuni punti a Roma (ed in ogni parte d’Italia) versano in condizioni davvero critiche. Il che contribuisce a rendere reali, statistiche davvero da brividi.
Nel 2019, quando la pandemia non aveva ancora influenzato decisamente le nostre vite ed i nostri spostamenti non erano affatto limitati, ci furono 172.183 incidenti che hanno provocato lesioni alle persone, con 3.173 vittime e 241.384 feriti. Di questi, 698 motociclisti (+1,6%).
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Ed a proposito di vittime, al momento non c’è alcun risarcimento che possa ripagare una tale perdita.
In ogni caso, sul tema sicurezza si è mosso anche il parlamento europeo, che ha l’obiettivo di dimezzare il numero di morti entro il 2030, introducendo sui veicoli a due ruote l’ISA (Intelligent Speed Assistance), un limitatore di velocità.
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Tornando alle strade, quelle non sono affatto responsabilità di chi guida: fondamentale quindi, lo ripetiamo, fare un lavoro per renderle più sicure. E modo migliore di ricordare persone come Elena, difficilmente esiste.
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