Il marchio tedesco Volkswagen ha sempre preferito concentrarsi su utilitarie e berline piuttosto che sul complicato settore delle supercar. Ma come sempre, c’è l’eccezione che fa la regola.
Se vi chiedessimo su due piedi di pensare ad una supercar marchiata Volkswagen con tutta probabilità vi metteremmo in difficoltà. Perchè? Beh, dati alla mano non ci risulta che la casa abbia mai prodotto un veicolo del genere, al massimo abbiamo qualche utilitaria potenziata che si può sottoporre ad un aggressivo tuning.
Correva proprio l’anno 1997 quando il brand tedesco, collaborando con il designer italiano Italdesign, diede vita ad una delle più grandi prove di ingegno mai realizzate dalla casa del popolo. Gli appassionati del brand si trovarono spiazzati quando la casa presentò al Salone di Tokyo di quell’anno qualcosa di mai visto prima.
Fu un vero e proprio allineamento dei pianeti a portare a questo progetto: la casa tedesca infatti si trovava in un periodo meraviglioso dal punto di vista economico, potendosi quindi permettere una spesa simile anche solo a scopo dimostrativo. Nello stesso periodo inoltre, la Audi lavorava sulla sua Avus che avrebbe condiviso il propulsore con la W12.
Anche in questo caso purtroppo, la vettura – battezzata Volkswagen W12 Nardò – non raggiunse mai lo stato di produzione in serie, illudendo tanti fans che avevano già programmato di rompere il salvadanaio per portarsi a casa questa saetta arancione.
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Ma l’obiettivo della Volkswagen non era tanto fornire una supercar alla sua clientela quanto dare una prova delle sue capacità a tutto il mondo. La vettura venne utilizzata infatti per tentare di battere vari record di velocità. Tra questi, l’impressionante prestazione di una W12 che riuscì a mantenere una velocità media di 295,24 chilometri orari sulla distanza di 11.265 chilometri.
La velocità massima dell’auto era a sua volta interessante: i test registrarono ben 350 chilometri orari, una prestazione impressionante per l’epoca. Ancor più impressionante è il fatto che la W12 utilizzata per battere oltre dieci record di velocità dell’epoca pesasse appena 239 chilogrammi, grazie alla carrozzeria in carbonio.
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L’eredità della Nardò non si è ancora estinta. Come vi abbiamo accennato, il gruppo Volkswagen decise che l’auto non poteva essere commercializzata con il logo della W doppia sul cofano perchè esso non aveva una reputazione consolidata nel settore. Tuttavia, molti componenti meccanici della W12 sarebbero diventati fondamentali per le successive Bugatti, tuttora detentrici di vari record di velocità. Non male, no?
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