La supercar R8 è una delle auto sportive europee più amate nel mondo. Ma forse, la sportiva con i quattro anelli deve i suoi natali proprio a questo prototipo che non ha mai visto la luce.
L’Audi R8 è il sogno di tanti appassionati di automobilismo. Era il 2007 quando il marchio tedesco sconvolse Ferrari, Lamborghini e compagnia danzante introducendosi con prepotenza e personalità su un settore di mercato in cui Audi non è mai stata la leader.
Oggi, circa dieci anni dopo questo azzardo, la R8 è un’affermata realtà che continua a riscuotere successo sul mercato nonostante all’epoca la decisione dell’Audi avesse spiazzato tanti fans. Da dove nasce però l’idea di introdursi su un mercato complesso come quello delle superauto?
Torniamo al 1991, anno in cui l’Audi preparò un prototipo interessante e dall’aspetto decisamente futuristico, una di quelle auto che sarebbero dovute entrare in produzione ma che poi si sono risolte in un nulla di fatto, sfortunatamente.
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L’Audi Avus Quattro è stata la prima vettura del marchio a montare l’innovativa carrozzeria in alluminio ed un motore W12. Il primo elemento stilistico è tuttora impiegato sull’Audi A8, cosa che sottolinea la bontà del progetto. Ma torniamo alla Avus per scoprire qualche dettaglio su questo incredibile prototipo.
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La Audi Avus Quattro venne costruita con una parola d’ordine: velocità. Per ridurre il peso dell’auto all’osso – poi arrivato a 1.250 chilogrammi – la Avus non ricevette nemmeno una verniciatura sul telaio completamente costruito a mano. Non a caso, la vettura ricorda le sportive Auto Union di inizio 900, vetture che hanno gettato le basi per il settore sportivo dell’Audi stessa.
I risultati dal punto di vista motoristico furono sorprendenti: il W12 da 502 cavalli spingeva questo bolide argentato a 334 chilometri orari con uno 0-100 ottenibile in appena 3 secondi. Prestazioni incredibili per gli anni 90: ma non è tutto perché al Salone di Tokyo Audi presentò pure una versione spider, rimasta a sua volta allo stadio di prototipo.
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Un’ultima curiosità: il nome della vettura deriva dal circuito tedesco omonimo, considerato un’eccellenza del paese nel campo delle competizioni.
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