La Fiat 600 ha fatto la storia dell’automobilismo mondiale per un motivo molto specifico che in tanti ancora oggi ignorano. C’è chi ne sente la mancanza e non vuole affatto dimenticarla.
Una delle automobili italiane più riconosciute e prodotte dalla Fiat è la 600. Fu costruita dal 1955 al 1969; ne vennero prodotte ben quattro milioni – considerando varianti varie. Questo modello era quello che precedeva la 500 ed era considerato il simbolo dell’Italia del boom economico.
Anche grazie a delle linee molto piacevoli, l’auto in questione convinse gran parte degli italiani facendo presto passare la nostra nazione da un paese povero ed arretrato ad una vera e propria potenza industriale di importanza internazionale. Il principale artefice del progetto era Dante Giacosa. L’auto fu presentata al Salone di Ginevra nel 1955 ed era a dir poco adatta per una famiglia. Il motore, progettato da zero, era posizionato sul posteriore e capace di erogare fino a 21,5 Cv per una velocità di punta di 95 chilometri orari.
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Costava “solamente” 590.000 lire (poco più di 300 euro attuali). Un valore perfettamente in linea con esigenze e mercato dell’epoca, che convinse tantissime persone ad effettuare l’acquisto. Gli interni erano di buona qualità, ed insieme alla guidabilità del mezzo fu l’ingrediente principale del suo successo. Ma non basta quel che è stato per renderla indimenticabile. Almeno non a David Obendorfer, che ne ha sviluppato un rendering davvero particolare.
Per stessa ammissione del designer David Obendorfer, la Fiat 600 è stata una delle icone del boom economico italiano e probabilmente la prima “auto internazionale” della storia delle quattro ruote. Questo spiegherebbe, in effetti, perché si è voluto ispirare all’auto italiana sviluppando un rendering – dopo quelli della Renault 4 e della Fiat 127 – davvero particolare.
Partendo da una base molto moderna, ha creato una versione a 5 porte da inserire nel segmento B dell’automotive (attualmente completamente isolato dal mondo Fiat). La parte anteriore del mezzo ricorda molto la Fiat 500, anche se con alcune differenze. In questo caso, infatti, il logo è inserito come se si trovasse in un vano portaoggetti posizionato ambiguamente sul paraurti. Le luci delle frecce si trovano sopra il cofano.
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La parte posteriore dell’auto è caratterizzata da linee molto semplici e dal logo “600” oltre ad un piccolo spoiler aerodinamico. I cerchioni rendono l’idea di un’auto piccola e raffinata quale era la 600. Non manca un po’ di ritorno al passato in questo veicolo; gli stessi cerchi, di colore bianco così come gli pneumatici, sono abbinati ad una carrozzeria bicromatica che unisce grigio e beige. C’è anche un po’ di Abarth nel rendering di questa Fiat 600, in una delle tante varianti offerte da Obendorfer. Lo dimostrano i fendinebbia (più grandi e tondi), la livrea, la striscia della fiancata e gli specchietti.
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