Insieme a Bernardo Provenzano ha retto le sorti di Cosa Nostra per alcuni decenni. E influenzato la vita pubblica italiana.
Il mafioso per eccellenza. Salvatore Riina, Totò. Detto “U curtu” o, con maggiore eloquenza, il “Capo dei capi”. Esponente della mafia siciliana, partito da Corleone, arriverà a rivestire un potere straordinario. Capace di dialogare con lo Stato, di colpirlo duramente. Di cambiare la storia del nostro Paese.
Nato a Corleone il 16 novembre del 1930 è morto nel carcere di Parma dove era detenuto in regime di massima sicurezza il 17 novembre del 2017. È ritenuto il più potente, pericoloso e sanguinario componente di tutta Cosa nostra.
Insieme a Bernardo Provenzano ha retto le sorti di Cosa Nostra per alcuni decenni. E influenzato la vita pubblica italiana. Infinite le condanne rimediate da Riina. Per associazione mafiosa e per omicidi e stragi. E’ ritenuto infatti il mandante delle stragi di Capaci e via D’Amelio, dove morirono i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Ma non si contano i delitti e i crimini di cui si è mancato. Da sempre, si racconta dei suoi legami con la politica. Celeberrimo il presunto bacio che Riina si sarebbe scambiato con Giulio Andreotti, probabilmente il politico più potente di tutta la storia repubblicana. E, ovviamente, soprattutto negli ultimi anni si è fatto un gran parlare della cosiddetta “Trattativa Stato-Mafia”.
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E’ considerato il capo dell’organizzazione dal 1982 fino al suo arresto, avvenuto il 15 gennaio 1993. Quella fredda mattina di gennaio, il blitz dei carabinieri del Ros, comandati dal capitano “Ultimo” pose fine a una latitanza lunghissima.
Un patrimonio economico sterminato, quello di Riina. Frutto di anni e anni di crimini. L’auto su cui fu scovato dai militari dell’Arma, però, non era un’auto da “capo dei capi”. Non era una supercar. Ma, chiaramente, una vettura “anonima”. Proprio per fugare sospetti, dato che al momento della cattura, Riina era latitante da diversi anni.
L’arresto avvenne a un chilometro e quindici minuti di auto dalla ventennale sua dimora. Riina, latitante dal 1969, venne arrestato al primo incrocio davanti alla sua villa, in via Bernini n. 54, insieme al suo autista Salvatore Biondino, a Palermo.
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I due si trovavano a bordo di una Citroen ZX. Autovettura di classe media prodotta dal 1991 al 1998 dalla Casa francese. Un’auto anonima, per celare il criminale più pericoloso della storia d’Italia. Al suo debutto, la ZX fu proposta in quattro motorizzazioni, tutte a benzina. La potenza massima andava dai 60 CV ai 130 CV. Ovviamente ebbe varie modifiche e allestimenti negli anni. Con la realizzazione di versioni diesel. Il prezzo andava dai 15 milioni di lire del debutto, fino a prezzi più alti. Ma erano gli anni successivi alla cattura di Totò Riina.
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