Abbiamo visto alternarsi tante case in Formula Uno negli anni, dalla Tyrrell all’Alfa Romeo. Pochi però si ricordano l’esperienza di questo team giapponese che partecipò con un motore assurdo.
La storia dell’automobilismo giapponese è costellata di successi, comunque non paragonabili a quelli di alcune scuderie europee. E’ una questione prettamente numerica: case come Ferrari e Maserati gareggiano per esempio nel campionato di Formula Uno da prima della Seconda Guerra Mondiale mentre il Sol Levante è arrivato in questo mondo più tardi.
In particolare, nel 1989 una famosa casa sportiva che al giorno d’oggi si conosce più per le sue auto da rally che per le vetture più “ordinarie”, decise di cogliere la palla al balzo quando gli si presentò un’occasione d’oro per tentare la fortuna nell’olimpo delle corse.
Partì tutto dal piccolo team italiano Coloni. Dopo una convincente stagione in Formula 3 nel 1984 ed un vero disastro nella Formula 3000 negli anni a venire, il team aveva bisogno di consacrarsi agli occhi dei “big” del settore: si spostò quindi in Formula Uno, pieno di aspettative.
Ma la squadra corse faticava a stare al passo dei team più blasonati e con maggiore esperienza: dopo tanti fallimenti, Coloni decise di avviare una partnership con una casa che voleva seguire l’esempio dato da Honda e Yamaha, entrate in Formula Uno poco prima.
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Si dice che troppi cuochi rovinano la minestra: la casa Subaru, contattata dal Team Coloni per realizzare un motore in grado di stare al passo con i vari Cosworth dell’epoca, si rivolse a sua volta alla Motori Moderni di Novara. Il progettista Carlo Chiti realizzò un interessante motore bialbero a 12 cilindri contrapposti capace di produrre 599 cavalli. Sembrava un prodotto funzionale e venne ribattezzato Subaru 1235.
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I risultati però non arrivavano: il team riuscì a qualificarsi ad otto grand prix ma di entrare tra le prime auto in griglia, beh, non se ne parlava proprio. Subaru non si dimostrò un grande partner: dalla squadra arrivavano costantemente accuse di non investire abbastanza denaro nel progetto.
Indagini sul motore rivelarono un peso eccessivo di 10 chili in più rispetto a quello utilizzato sulle vetture negli anni precedenti. Peggio ancora, i cavalli effettivamente erogati erano in realtà appena 560, davvero troppo pochi per rendere l’auto competitiva. Ma non è finita: il motore, molto complesso, non era migliorabile.
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Coloni decise di chiudere la collaborazione con la Subaru e di andare per la sua strada che però continuò a non rivelarsi piena di successi. La casa giapponese dopo questa mazzata avrebbe poi trovato un altro modo per usare quel particolare motore: ma questa, è un’altra storia.
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