L’automobilismo è fatto di nostalgia e passione, non solo di presente e futuro. E che non si dica che è una cosa negativa, soprattutto in alcuni casi specifici come questo.
La tendenza dell’essere umano è quella di non dimenticare, di non lasciare mai il passato ad impolverare nei meandri di una casa vuota. Vale per tutti, comprese le aziende che di anno in anno continuano, nelle nuove auto e innovazioni del momento, ad ispirarsi ai propri progetti più o meno recenti. Ciò accade anche nel mondo dell’automobilismo, dove certe auto non si possono proprio scordare.
Di automobili che hanno fatto la storia ce ne sono tante, e sceglierle tutte senza sbagliare nemmeno di un bullone è più difficile che replicare una Ferrari 250 GTO; ma noi ci proveremo lo stesso, aggiungendo nostalgia e, indirettamente, un richiamo inevitabile al presente che rende ancora più onore ad auto di oltre vent’anni e invecchiate benissimo.
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OPEL OMEGA: 1990. Escono film indimenticabili quali “It” e “Ghost”. Ed è anche l’anno di un vero e proprio gioiello a quattro ruote che, possiamo dirlo, ha spianato la strada al mercato delle auto sportive nell’ultimo decennio del 20° secolo. In particolare la sua versione più potente, mette in risalto le qualità migliori della macchina. L’auto da cui deriva era stata lanciata nel 1986, ma era una “semplice” berlina di fascia alta. Alla fine degli anni ’80, però, le cose cambiano; soprattutto perché c’era in ballo per il marchio una partecipazione al DTM (Campionato Prototipi).
Venne così costruita una versione speciale della Omega, seguita poi da un’altra ancora più potente che richiese – per l’appunto – un sostegno della Lotus. Venne data così vita molto presto ad uno dei modelli più apprezzati degli anni ’90. Il motivo appare chiaro: era la più veloce berlina realizzata fino a quel momento; dotata di un cambio a sei marce, il motore era in grado di erogare quasi 400 Cv di potenza e di raggiungere i 280 chilometri orari. Ne vennero prodotte solo mille nel giro di quattro anni. Probabilmente, anche la sua esclusività ha contribuito a renderla leggenda.
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VOLVO 850 T5R: l’abito non fa il monaco. Uno dei detti più antichi del mondo e pure tra quelli maggiormente veritieri. Quest’auto, infatti, a tutto faceva pensare tranne che ad una dotazione sportiva, sia fuori che (soprattutto) dentro. E invece proprio di sportiva si tratta, peraltro tra le più amate degli anni ’90. Fu la prima auto del marchio svedese caratterizzata dalla trazione anteriore.
Era molto sicura, essendo dotata di vari sistemi di ultima generazione per l’epoca come il rafforzamento della carrozzeria per impedire schiacciamenti e compressioni varie alla guida. Venne presentata al Salone di Ginevra del ’95 e aveva ben 246 Cv di potenza massima, una velocità massima di 250 chilometri orari – seppur limitata elettronicamente – e un’accelerazione che le permetteva di raggiungere i 100 orari in cinque secondi. Ne furono prodotte solo 5.500.
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ALFA 164 Q4: tra le automobili da ricordare negli anni, non poteva mancare questa italiana. Si tratta della versione sportiva dell’Alfa Romeo 164 prodotta a partire dal 1987. Quest’auto, sia nelle sue linee più docili che in quelle più accattivanti, rappresentava un rilancio per Alfa che non veniva da un periodo semplice; infatti, il marchio italiano si ritrovava i conti pesantemente in rosso ed a rischio di ritrovarsi in mani sbagliate.
La Fiat, comunque, alla fine ebbe la meglio sull’americana Ford; ecco quindi che la 164 assume un valore strategico, quello di riportare in alto il Biscione. Il resto lo fecero le linee sempre meravigliosamente incriticabili di Pininfarina abbinate ad un motore fantastico e l’ottima tenuta di strada. Il propulsore, entrando nel dettaglio, erogava 231 Cv. Raggiungeva i 240 chilometri orari e toccava i 100 in circa sette secondi. Gli interni, con sedili e volante in pelle, accontentano anche i più schizzinosi.
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LANCIA THEMA: altro giro, altra corsa e altra italiana. Prodotta fino al 1994, aveva l’arduo compito di tenere il marchio Lancia in alto nel mercato dell’automotive a partire dal 1984. Nello stesso anno venne presentata al Salone dell’automobile di Torino. Fu anche molto costosa (oltre 530 miliardi di lire). Peraltro, quest’auto ha tante cose in comune con l’Alfa Romeo 164 – entrambe fecero parte di un progetto chiamato TIPO 4 che prevedeva la fabbricazione di quattro auto di segmento alto basate su di una superficie comune.
Caratterizzata da linee molto sportive, ottenne un grande successo in Italia diventando simbolo del decennio perché univa grande comfort e guidabilità a prestazioni di altissimo livello. Era anche l’auto a gasolio più veloce del mondo nel suo periodo, grazie ad un lavoro motoristico decisamente superiore alla concorrenza. Il motore più potente superava tranquillamente i 100 Cv, il che la rendeva davvero soddisfacente pure per i clienti più “vivaci.”.
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BMW M5: vi ricordate che, ad inizio articolo, abbiamo parlato di intreccio tra passato e presente? Bene, ci riferivamo proprio a questa splendida vettura made in Germany. Presentata al Salone di Parigi nel 1988, fece il suo debutto sul mercato l’anno dopo. Il suo motore raggiungeva i 315 Cv di potenza massima; ma non fatevi ingannare dalle prestazioni; quest’auto era in grado di regalare ai suoi clienti un comfort e dei dettagli estetici assolutamente di primissimo livello.
Ne risentiva in positivo anche la guidabilità, di una stabilità a tratti impressionante. la sua velocità massima si attestava sui 250 chilometri orari, in linea con le rivali dell’epoca, mentre andava da 0 a 100 in poco più di sei secondi. Ha avuto una bella storia da raccontare anche dal punto di vista della competizione; ne furono schierate alcune alla 12 Ore di Bathurst in Australia nel 1992. Si piazzò seconda assoluta, e venne guidata dal Campione del Mondo di Formula Uno Alan Jones tra gli altri.
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