Attenzione! Le automobili che state per visionare sono state considerate offensive e controverse in alcuni paesi! Se vi scandalizzate facilmente, forse non è il caso di continuare la lettura…
Scegliere un nome accattivante per un nuovo modello non è facile come potreste pensare. Il nome di un’auto può fare la differenza tra il suo successo sul mercato e l’oblio più completo: non è un caso se modelli con nomi come Panda, Mini e Duetto vengono ricordati per anni mentre altri modelli vengono completamente dimenticati.
Ma può succedere anche di peggio: quando non si tiene conto del modo in cui il nome di un modello può essere tradotto in certi paesi, si rischiano figuracce terribili. La Fiat per esempio si curò intelligentemente di cambiare il nome della Ritmo in Strada quando la importò negli USA perchè il nome originale dell’auto poteva essere frainteso come un riferimento alla fertilità femminile nello slang locale.
La Mazda non tenne minimamente conto di come poteva essere tradotto il nome di un modello del 1999, cosa che scatenò un caso mediatico: del resto, se importi sul mercato iberico un’auto chiamata Mazda Laputa, cosa puoi aspettarti? Il nome fu interpretato proprio nel modo che avete pensato voi…
Mazda non è l’unico marchio asiatico ad aver fatto una figuraccia in Spagna: nel 1982 il Mistubishi Pajero si avviava a diventare uno dei fuoristrada più amati nel mondo. Non nei paesi dove si parlava lo spagnolo, però, poiché il nome dell’automobile, tradotto, non era proprio il massimo della creanza…
In spagnolo “Pajero” ha una traduzione molto volgare volta ad indicare una persona che si masturba in continuazione. Per questo motivo, l’auto venne derisa dalla stampa e Mistubishi rispose cambiando il nome dell’auto sul mercato latino in “Montero”. Ma c’è chi ha fatto figure molto, molto peggiori…
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Alleggeriamo un po’ l’atmosfera prima di arrivare all’auto che venne criticata più duramente per il suo nome. Lo facciamo con la Nissan Moco che più che offendere i suoi clienti, suscitò parecchia ilarità all’estero al momento del suo rilascio esclusivo per il mercato giapponese.
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La stampa spagnola – ancora lei – si fece grasse risate traducendo il nome di questo modello: ve lo diciamo senza giri di parole, “moco” in spagnolo si traduce come “mocciolo” o peggio ancora come “caccola”. Per peggiorare ulteriormente le cose, l’auto veniva distribuita pure in una livrea verdina…alla Nissan si diedero proprio la zappa sui piedi.
La figuraccia peggiore però spetta alla casa Ascari, un marchio britannico che omaggia l’indimenticato pilota italiano Alberto Ascari, producendo vetture sportive e supercar. La casa non tenne conto di un capitolo buio della storia tedesca quando iscrisse alla Le Mans del 2002 una nuova auto.
La Ascari KZR-1 infatti aveva nel suo nome la sigla KZR che nella cultura tedesca è tragicamente legata all’Olocausto. Infatti, con queste esatte lettere venivano indicati i Konzentrationslager ossia i campi di concentramento in cui venivano radunati e sterminati gli ebrei negli anni 40. Fortunatamente, l’auto non venne importata in Germania ma la stampa britannica non mancò di far notare la cosa.
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La morale della storia? Prima di scegliere un nome per un’auto, assicuratevi che non venga venduta in un paese dove quella parola è volgare o offensiva!
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