Il team Lancia Martini è uno di quelli che si riconosce al volo. Anche chi non ha mai seguito le corse ricorda la leggendaria livrea ma pochi sanno che produsse pure questa sportiva speciale.
Tutti conoscono il team Martini Racing, associato indelebilmente alla figura della Lancia Delta, vincitrice di due mondiali WRC a cavallo tra gli anni 80 e 90, in un periodo in cui i regolamenti erano molto più permissivi e dominavano folli auto come la stessa Delta, la MG Metro e l’Audi Quattro.
Un’altra vettura molto famosa di questa scuderia è la Lancia 037, forse anche per la sua linea simile a quella della Delta. Pochi appassionati che magari seguivano già il mondo delle corse nel 1982 però potrebbero ricordare una vettura meno iconica ma altrettanto magnifica.
Parliamo di una sportiva di razza che non era destinata ai difficili tracciati da rally. Il suo obbiettivo, comunque molto complesso, era quello di aggiudicarsi gare di endurance, per arrivare magari a disputare la madre di tutte le gare di questo tipo: la 24 Ore Le Mans. Ce la fece? Scopriamolo.
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La Lancia LC1 del 1982 è considerata un po’ un prototipo di transizione che contribuì a proiettare Lancia con il Team Martini in un’epoca gonfia di successi. Questa vettura da endurance prese parte al campionato Mondiale Sportprototipi del 1982. Lancia non badò a spese per questa prova del nove: ingaggiò piloti del calibro di Riccardo Patrese e di Michele Alboreto, mostrando di fare sul serio.
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Non scherzava nemmeno l’auto in se per se, dotata di un potente motore da 450 cavalli sovralimentato e soprattutto pesante appena 640 chilogrammi: il rapporto peso-potenza era estremamente positivo, al punto che l’auto – secondo gli esperti – poteva raggiungere senza problemi i 330 chilometri orari di velocità massima.
Nel corso del campionato del 1982 l’auto riuscì effettivamente ad arrivare a Le Mans dopo alcuni successi tra cui quello del Nurburgring dove però fu costretta al ritiro. Un successo alla 6 ore di Fuji non bastò per strappare il campionato di endurance alla Porsche, relegando la LC1 di Patrese ad un mesto secondo posto.
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Al mondiale successivo, Lancia scelse di non partecipare lasciando le LC1 in mano a delle scuderie private che ottennero qualche sporadico podio qua e là. Pur non avendo mai portato a casa un trofeo, le quattro LC1 lasciarono un importante segno nella storia della casa italiana che di lì a poco sarebbe tornata alla vittoria in WRC.
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