Come abbiamo già visto, perfino nello scegliere un nome apparentemente innocente per un’automobile si rischia una controversia legale. Il marchio Dodge questo se lo ricorda molto bene.
Abbiamo imparato a spese di alcune, sfortunate e poco accorte case automobilistiche che in certi casi scegliere un nome apparentemente inoffensivo per un’auto senza tenere conto della cultura di un paese equivale a prendere a bastonate un alveare pieno di vespe.
Vi sembra una metafora esagerata? Aspettate di scoprire cosa è successo nel 2004, anno in cui la casa statunitense Dodge presentò la sua nuova concept car, una simpaticissima spiaggina destinata agli amanti del mare e del surf che fece però infuriare lo stato federale icona del surfing per eccezione.
Per tutto il 2003, la Dodge lavorò senza sosta ad una vettura che si proponeva di inserirsi in un settore di mercato praticamente inesplorato, legato proprio agli amanti delle onde. Forse, i dirigenti del marchio erano rimasti colpiti da Point Break o magari dal film di animazione Lilo e Stitch, uscito l’anno prima in tutti i cinema.
Fatto sta che quella che poteva rivelarsi una intelligente mossa di mercato si trasformò improvvisamente una gigantesca frana mediatica che crollò sul marchio con furia quando venne scelto il nome della concept car.
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Difficile pensare che un’automobile graziosa come la Dodge Kahuna possa aver scatenato un tale clamore mediatico: guardate che carina! La vettura montava pure dei fantastici pannelli in finto legno laterali, chiaro omaggio alle familiari statunitensi degli anni 70 come la famosa Squire Sinco e l’immancabile supporto per le tavole da surf.
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La concept car fece infuriare molti hawaiani a causa del suo nome: infatti “kahuna” è un termine della cultura locale che indica il più alto funzionario religioso o sciamano nell’antica cultura Huna. Per capirci, sarebbe più o meno come se un’auto venisse venduta in Europa con il nome di un Papa.
Nessuno prese sul serio il problema finché una petizione online non raggiunse in pochissimo tempo le 2.000 firme, continuando a crescere ed a coinvolgere migliaia di hawaiani che protestavano, sostenendo la necessità di modificare un nome blasfemo. La cosa sarebbe anche potuta finire lì se solo Dodge non avesse scelto questo nome per pubblicizzare proprio un’auto dedicata ai surfisti!
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Alla fine, le acque si calmarono quando il marchio comunicò ufficialmente che l’automobile era solo una concept car e che non sarebbe mai stata prodotta in serie o venduta. Se cercate online infatti, la petizione è stata rimossa dopo aver raggiunto il suo scopo. Una storia assurda che ci ricorda quanto un’opera di marketing possa diventare un boomerang se non si sta attenti alla cultura di una nazione.
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