Nella storia abbiamo visto tante vetture da corsa particolari o assurde ma mai quanto queste vetture che hanno affrontato la 24 Ore Le Mans: vediamo come se la sono cavata alla prova dei fatti.
Deve essere davvero divertente fare il progettista quando una scuderia in procinto di affrontare una gara importante ti affida carta, penna e squadra dicendo: “Tira fuori qualcosa di mai visto prima”. Almeno, secondo noi è così che è cominciata la genesi di alcune delle automobili più strane mai viste sulla pista di Le Mans.
Partiamo subito con il botto con la Nissan Deltawing, simile alle ultime automobili destinate al record di velocità su strada come la britannica Bloodhound. Il design di quest’auto era originariamente destinato al campionato Indy del 2012 ma la vettura venne rifiutata. A questo punto, la Nissan decise di mandarla nella mischia alla Le Mans di quell’anno.
Nonostante l’aspetto futuristico, la Deltawing fu piuttosto deludente, qualificandosi con un tempo non certo entusiasmante che la relegò al 29esimo posto. L’auto non completò nemmeno la gara – complice uno sfortunato incidente – ma venne riparata, correndo in altre gare fino al 2016.
Parliamo poi di una casa britannica che forse un giorno farà un ritorno inaspettato ed insperato come la MG. E’ la Rover che con la BRM “armata” di un bel motore a gas centrale su un telaio della Formula Uno BRM. Dopo una deludente gara nel 1963, conquistò la decima posizione alla Le Mans del 1965.
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La più assurda viene dall’Italia
La vettura più assurda mai vista alle 24 Ore di Le Mans è a mani basse una rossa italiana prodotta da una casa che difficilmente conoscete a meno che non siate dei veri e propri feticisti dell’automobilismo sportivo vintage. La ditta Officine Nardi nacque nel 1932 e concluse la sua carriera nel 1969 dopo essersi conquistata con le unghie e con i denti un posto di rilievo nel mondo delle corse durante la sua breve vita.
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La piccola casa italiana decise di cimentarsi nella gara di Endurance francese nel 1955 e lo fece in grande stile: nessuno aveva mai osato tanto dando vita a quello che è più un sidecar su quattro ruote che una vera e propria vettura da corsa.
La Nardi 750 Bisiluro tiene fede al suo nome: composta da due strutture metalliche tubolari – una delle quali ospita il pilota ed una il motore Guzzi da 4 cilindri – l’auto doveva essere il più aerodinamica possibile: per questo, aveva un largo radiatore per “accogliere” tutta l’aria possibile, specchietti reclinabili ed uno spoiler posteriore che veniva attivato tramite un pedale.
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Nonostante l’interessante concetto alla base della costruzione del mezzo, la Bisiluro fu molto sfortunata: dopo essersi qualificata per la gara, dovette lasciare spazio a Jaguar e Mercedes-Benz dopo essere stata coinvolta in un brutto incidente dopo appena un’ora di corsa. Un triste epilogo per un’auto geniale.