L’Harley Davidson è tra le aziende più famose e di successo dell’intero panorama motoristico. Per arrivare così in alto hanno avuto bisogno anche degli italiani.
Gli Stati Uniti d’America non sono esattamente i padri fondatori di automobili e motociclette, anche se una buona fetta di storia in Usa è stata scritta e riscritta. Basti pensare all’Harley Davidson, un marchio simbolico per le due ruote, soprattutto nel 20° secolo. Un veicolo che noi italiani abbiamo particolarmente a cuore; sono infatti tantissimi i connazionali che ogni anno da oltre un secolo acquistano una spumeggiante ed intramontabile Harley.
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Se non per utilizzarla, quantomeno per tenerla con sé come un vero e proprio pezzo pregiato che farebbe la sua bella figura anche all’interno di un museo: se poi si tratta di una moto ancora più rara come la Harley-Davidson MC-65 Shortster del 1972, ancora meglio.
Una notevole fetta del successo che Harley-Davidson può vantare nel mondo oggi, in parte appartiene di diritto anche agli Aermacchi, i due fratelli italiani – Giovanni e Agostino – che hanno contribuito attivamente dopo la seconda guerra mondiale a produrre le famosissime moto americane tramite la loro azienda – finita completamente in mano agli statunitensi nel 1974. Fu grazie all’azienda italiana che Harley Davidson si spinse fino a costruire mezzi più leggeri, nel tentativo di accontentare ogni settore del mercato motociclistico dell’epoca, visto e considerato l’avvento dei produttori giapponesi in Usa.
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E proprio per questo motivo, nacque la Harley Davidson MC-65 Shortster del 1972; una “mini moto” piuttosto rara. Era molto più complessa nelle sue caratteristiche rispetto ad altri veicoli a due ruote degli anni ’60 ed era basata su un telaio davvero solido oltre che caratterizzata da sospensioni idrauliche, un supporto per targa integrato e un manubrio rinforzato. Era ben accessoriata nonostante le dimensioni limitate; in più la moto in questione incorporava uno scarico rialzato, doppia sella e parafanghi in acciaio inossidabile lucido.
La livrea era disponibile in tre diversi tipi di colorazioni, ovvero giallo, rosso e blu. Il cambio era a 4 marce. Tanti dettagli per una moto di dimensioni inferiori rispetto alle più comuni Harley Davidson ed è anche un mezzo rarissimo; un veicolo che appartiene a Tony Withers da quando aveva 12-13 anni.
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Oggi, purtroppo come spiegato da lui stesso, non è più utilizzabile e da circa 30 anni è stato messo da parte assieme a vecchie auto appartenenti a suo padre. Che farne quindi della Harley? La scelta migliore, probabilmente, sarebbe stata quella di vendere le parti meno danneggiate sul web.
Per sua fortuna, però, proprio grazie ad internet, scopre che il valore storico di questo piccolo gioiello è a dir poco pregiato. E così, grazie anche alle sue capacità di meccanico, decide di restaurarla da cima a fondo. Adesso, oltre che essere tornata alle origini, si trova in esposizione periodicamente negli Stati Uniti, ma anche in Francia, Germania, Giappone e Italia. Per commemorare i fratelli Aermacchi, modo migliore proprio non c’era.
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