Competere in un rally non è uno scherzo, figuriamoci cercare di ottenere il primato in un intero campionato che si corre su terreni disastrati ad alte velocità. Queste auto hanno fallito miseramente.
Le competizioni, per definizione, sono complicate e dure. Vincere una gara significa superare in bravura cinque, dieci, venti avversari che hanno tutti lo stesso obiettivo e sono tutti agguerriti quanto o più di te. Il detto “Go hard or go home” non è mai stato così appropriato come in occasione di una gara di rally.
Eppure, negli anni alcune case automobilistiche anche molto famose e di successo hanno iscritto auto decisamente poco competitive nella WRC, finendo per sbattere contro una cocente delusione. Il pilota ha la sua importanza ma mettere un bravo guidatore su una cattiva auto non renderà l’auto migliore!
E’ proprio il caso della Skoda Fabia che partecipò al WRC dal 2003 al 2005. Questa utilitaria si rivelò piuttosto inadeguata alla competizione anche a causa di una grave scarsità di denaro che aveva costretto la casa ceca ad aspettare dal 2001 al 2003 prima di omologare la Fabia da rally.
Nemmeno un pilota di livello come Colin McRae nel 2005 riuscì ad andare oltre uno scialbo settimo posto nel 2005 al Rally di Australia, provando definitivamente la mediocrità dell’auto. Oltre il danno alla beffa, quella sarebbe stata l’ultima stagione in cui McRae avrebbe gareggiato.
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Un’altra auto che è sparita rapidamente dalla memoria degli appassionati di rally è la poco vivace Hyundai Accent che partecipò alle edizioni WRC dal 2000 al 2003. Questa vettura arrivò ad inizio millennio con ottimi propositi dopo che la casa coreana si era distinta nella divisione Kit Car l’anno precedente.
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Promesse positive mai mantenute: innanzitutto, la Accent era semplicemente inadatta a competere con due belve come la Ford Focus e la Peugeot 206 e non riuscì mai a farsi valere. Oltre tutto, l’auto aveva vari problemi di affidabilità che causarono tanti ritiri nei tre anni in cui gareggiò in WRC.
Nemmeno il campione Juha Kankkunen riuscì a fare di meglio di un triste quinto posto al Rally di Nuova Zelanda del 2002 e l’auto concluse poco cerimoniosamente la sua carriera un anno dopo quando il team si ritirò dal campionato prima che fosse concluso, gettando la spugna.
L’auto di copertina comunque le batte tutte, sia per le sue prestazioni che per il pessimo ricordo che ha lasciato nel cuore di tanti appassionati.
A discolpa della povera Peugeot 307CC possiamo dire solo una cosa: non era facile raccogliere l’eredità di due mostri sacri come la Peugeot 205 e la 206. Basta: per il resto, quest’auto non ha nessuna scusante per le pessime prestazioni offerte tra il 2004 ed il 2005 ad uno dei team più blasonati della storia di questo sport.
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L’auto era difficile da guidare, scarsamente affidabile al punto che il pilota Marcus Grönholm protestò con veemenza durante una gara gridando: “Mi sono stancato di questa vettura!”. Il 2005 sembrò partire meglio ma la tragica morte per incidente del navigatore Michael Park segnò definitivamente l’uscita di scenda dell’auto.
Ultimo ma non meno importante, la linea della 307 era veramente goffa e brutta. Decisamente un’automobile da dimenticare.
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