Le automobili sportive giapponesi più famose in occidente sono sempre le solite: Subaru Impreza, Mistubishi Lancer, Toyota Supra…variamo un po’ e vediamo quelle meno famose della storia.
La storia dell’automobilismo giapponese è stata fatta soprattutto da quei pochi modelli che tutti conosciamo: auto come la Toyota Corolla – che è anche una delle auto più vendute nella storia – la Subaru Impreza e la Toyota Supra sono entrate nella cultura pop per la loro diffusione in occidente.
Ma che succede alle auto che non ce l’hanno fatta? Quelle che magari avevano più di uno spunto interessante ma per svariate ragioni non hanno mai sfondato? Una di queste è la spider Tommykaira ZZ, prodotta a cavallo tra la fine degli anni 90 e l’inizio del 2000.
Questa due posti vagamente somigliante ad una Lotus venne assemblata dalla piccola casa nipponica partendo da un motore a quattro cilindri Nissan. L’auto aveva delle prestazioni incredibili grazie al suo peso di appena 680 chili che le permetteva di scattare da 0 a 100 chilometri orari in poco più di 4 secondi.
Con un prezzo di circa 80.000 Dollari al momento dell’uscita, la ZZ non era nemmeno troppo costosa ma ne vennero prodotte appena 200. Una versione con il motore elettrico è entrata in stadio di progettazione nel 2014.
Che dire dell’auto di copertina, la straordinaria Autech Zagato Stelvio AZ1. Quest’auto nacque da una collaborazione tra la Nissan che usò per l’occasione una sussidiaria del marchio di nome Autech e l’italiana Zagato. La AZ1 doveva essere la base per la successiva Nissan Leopard, una concept car studiata negli anni 80.
L’auto piacque molto e la Nissan decise di offrirla in serie limitata in 200 esemplari: purtroppo, nonostante la sua linea magnifica, la AZ1 si rivelò decisamente troppo costosa per il mercato giapponese ed uscì di produzione dopo appena 104 esemplari completati.
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La lista prosegue con la SARD MC-8, una coupé dall’aspetto pesantemente influenzato da auto marcate Toyota ed Acura. Non a caso, la SARD lavorò a stretto contatto proprio con la prima casa, ispirandosi alla sportiva MR-2 per realizzare una vettura sportiva da iscrivere a Le Mans nel 1995.
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L’auto ovviamente doveva essere messa anche sul mercato come vettura civile per poter gareggiare: fu così che una di queste sportive con un potente motore V8 da 600 cavalli venne distribuita sul mercato, facendo la gioia del suo compratore.
L’auto purtroppo non ebbe una grande carriera sportiva: la Le Mans del 1995 vide la MC-8 arrivare penultima. La competizione era troppo serrata e tra le varie McLaren, Courage e Porsche la giovane SARD non ebbe davvero modo di imporsi.
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Possiamo chiudere in bellezza con quella che poteva essere la Brabus giapponese. La Mitubishi Debonair era una berlina di fascia alta, un’auto elegante ma senza troppe pretese che cambiò completamente faccia con un restyling del 1987 in collaborazione con la AMG, il preparatore sportivo ufficiale della Mercedes-Benz.
Il problema dell’auto? Si trattava soltanto di un restyling senza una sostanziale modifica della vettura. La Debonair montava lo stesso motore V6 mentre su una vettura con la sigla AMG ci saremmo aspettati quantomeno qualche cavallo in più.
L’auto montava un body kit esclusivo ed aveva il logo AMG appiccicato un po’ ovunque: in fin dei conti, era un orpello per ricchi più che una vera auto sportiva e in fin dei conti è comprensibile che sia la Mistubishi che la AMG abbiano voltato pagina su questo capitolo della loro storia senza fare tanti complimenti.
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