L’automobilismo è fatto di certezze e novità particolari. I concept fanno parte della seconda categoria e non sempre fuoriescono a meraviglia
Il mondo dell’automobilismo, anno per anno, è stato realizzato grazie a migliaia e migliaia di costruttori che hanno ideato e prodotto modelli a dir poco eccellenti e indimenticabili.
Ovviamente la Scuderia Ferrari è tra questi produttori; non sempre, però, le auto fabbricate dalla scuderia di Maranello sono state esattamente magnifiche.
Qualcosa, anche per il cavallino rampante, è andato storto. O, comunque, qualche sua vettura ha preso una piega “bizzarra”: è il caso della Ferrari Rainbow.
Ferrari Rainbow: storia e caratteristiche di un modello “ambiguo”
La Ferrari Rainbow un’automobile davvero bizzarra. Si tratta di una concept car costruita dalla Ferrari in collaborazione con la carrozzeria italiana Bertone nel 1976.
E’ definita anche Ferrari 308 GT Bertone Rainbow. Fu prodotta dalla base di un telaio derivato dalla Ferrari Dino 308 GT4 – il passo della Rainbow era però inferiore di 10 centimetri alla precedente – e presentata al Salone di Torino nel novembre 1976; questa particolare vettura era caratterizzata da un tettuccio apribile ed era una biposto.
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Il motore, soprattutto per gli anni ’70, era davvero potente: parliamo di un V8 da 3,0 L dotato di ben 255 Cv di potenza massima.
Al di là dell’aspetto ambiguo, comunque, questa vettura aveva come obiettivo principale quello di proporre uno stile alternativo e, per certi versi, rivoluzionario rispetto a ciò che la sua epoca proponeva, addirittura distante dalla tradizionale filosofia Ferrari.
E in effetti, trovare similitudini con altre creature della Rossa, è una missione impossibile – perché, lo ripetiamo, l’obiettivo era chiaramente quello di proporre qualcosa di decisamente diverso ai papabili compratori, alla critica o semplicemente agli appassionati dell’epoca.
A Maranello non fecero i conti con la tradizione, una sorta di condanna se ti chiami Ferrari. E quelle linee geometriche che suscitarono curiosità, non avevano nulla a che fare con il fascino della scuderia italiana a quattro ruote più famosa e amata al mondo.
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