La dura e accorata lettera aperta del pilota motociclistico, che solo da poco era rientrato in pista a correre.
Un dramma che ha segnato tutti. Il pubblico, che ha appreso la notizia, sgomento. Ma anche il mondo dei piloti. Ma il circo non si è fermato. “The show must go on” cantavano i Queen. E così ha fatto il mondo delle moto e dei motori in generale. Ma è stato giusto? Da un comportamento isolato, forse, abbiamo ricevuto una grande lezione.
Dean Berta Vinales è morto il 25 settembre scorso. Cugino di Maverick, che è impegnato con l’Aprilia in MotoGP, Dean aveva appena 15 anni. E’ spirato nel primo pomeriggio, dopo il grave incidente che lo ha visto coinvolto insieme ad altri piloti durante la Gara 1 della Supersport 300.
La tragedia si è verificata all’undicesimo giro in curva due, dove Vinales sarebbe stato investito in pista subito dopo essere caduto. Una vicenda che ha scosso ovviamente il cugino Maverick, che lo ha ricordato in maniera commossa. Ma che ha scosso tutto il mondo dei motori.
Che, però, è andato avanti. Tutti, tranne uno.
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Lui è il pilota di Superbike, Michel Fabrizio. Ottimo pilota, con oltre trenta podi nel proprio palmares. Rientrato nel mondiale dopo un lungo periodo di sosta. Ha deciso però di non correre a Jerez. Di non correre mai più. Di ritirarsi. Lo ha fatto in maniera autonoma. Per ricordare e celebrare la giovane vita di Dean. Ma non solo. Per lanciare un monito a tutto il movimento.
Michel Fabrizio ha affidato a una lettera aperta la propria decisione, ma anche il proprio sfogo. Ha parlato di un “mondo cambiato”. Di giovani piloti che si ispirano alle manovre spericolate introdotte, ormai diversi anni fa, da Marc Marquez. E di una indifferenza della Federazione Internazionale. Con tantissimi bambini schierati sulle piste. A rischiare, potenzialmente, la vita. Come Dean.
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Piloti che son carne da macello. Perché, se la morte di Ayrton Senna ha insegnato qualcosa alla Formula 1, nel motociclismo siamo ancora all’anno zero.
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“Un’ecatombe” la definisce Michel Fabrizio. Nel messaggio di addio al suo mondo, quello delle moto.
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