Come se non bastasse la pandemia da Covid-19, che morde dall’inizio del 2020. L’automotive rischia di non rialzarsi più
Se dovessimo dire “mal comune, mezzo gaudio”, non crediamo che nessuna tra le case automobilistiche in difficoltà sarebbe d’accordo. Anche se la crisi del chip sta investendo tutta l’industria, questo non conforta chi, al momento, è invischiato nella problematica.
Come se non bastasse la pandemia da Covid-19, che morde dall’inizio del 2020. Il Coronavirus ha già messo in ginocchio moltissime industrie automobilistiche. La mobilità ridotta, la crisi che, oltre che sanitaria, è certamente economica, hanno provocato una contrazione del mercato. E, di conseguenza degli introiti. Molte aziende sono state costrette a tagli o, addirittura, a chiusure.
Adesso ci si mette anche la crisi del chip. La mancanza di approvvigionamenti delle materie prime elettroniche, fondamentali per il settore automotive, è figlia proprio della pandemia. E, quindi, per esempio, del boom che hanno avuto i congegni tecnologici. Su tutti i computer. Non solo per svago, visti i lunghi periodi trascorsi in casa. Ma anche e soprattutto per lo smart working e la didattica a distanza.
Un aumento delle domande che ha trovato impreparate le aziende produttrici. E, quindi, la contrazione degli approvvigionamenti, che ha interessato soprattutto il mercato automobilistico.
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Stellantis in crisi
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Diverse case automobilistiche stanno facendo i conti con tutto ciò. Da Tesla a Subaru, una delle ultime a dover chiudere, seppur temporaneamente, i propri stabilimenti giapponesi. Ma ora tocca anche a Stellantis. A causa del mancato arrivo dei semiconduttori, fondamentali per poter continuare la produzione, ha quindi deciso per alcuni preoccupanti tagli.
In uno dei suoi stabilimenti più importanti, peraltro. Quello di Sochaux, in Francia. Dove, dalla prossima settimana, verrà sospeso il turno di notte. “Inutile” lavorare se non si hanno le materie per farlo, insomma. Il taglio produttivo riguarderà principalmente Peugeot 3008 e 5008. Di circa 400 unità giornaliere.
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Una decisione preoccupante perché il provvedimento è a tempo indeterminato. Non ha, quindi, una data precisa per la ripresa. E c’è chi dice che, addirittura, nelle prossime settimane, potrebbero arrivare ben 600 licenziamenti. E l’incubo è che tale decisione possa coinvolgere presto anche l’Italia.