E’ partita una grande campagna di sostituzione degli accumulatori agli ioni di litio. Una mazzata per General Motors
Ok l’ecologia. Va bene, quindi, l’elettrico. Sperimentiamo nuove tecnologie. Però, cerchiamo di non fare danni. Brutte notizie in casa Chevrolet. General Motors si è trovata infatti costretta a bloccare la produzione dell’auto. Ecco perché.
La Chevrolet Bolt
Nel suo restyling del 2022, si punta molto su quest’auto. Non usiamo ancora il passato o il condizionale solo per prudenza. Un’elettrica da oltre 30mila dollari, che promette tanta autonomia e tanta tecnologia. 200 CV di potenza, da 0 a 100 chilometri orari in sei secondi e mezzo.
E, con riferimento alla tecnologia, la funzionalità wireless del telefono e il Drive Info Center. Anche spulciando il sito ufficiale della Chevrolet Bolt, si insiste molto su questa combinazione tra prestazioni e tecnologia. Si sottolinea la presenza del Chevy Safety Assist, una suite di funzioni di sicurezza avanzate progettate per far andare avanti con tranquillità. Chevrolet assicura inoltre che coprirà l’installazione standard della presa di ricarica di livello 2 per i clienti idonei che acquistano o noleggiano un Bolt EUV o Bolt EV 2022, aiutando ancora più persone a sperimentare quanto sia facile vivere con l’elettricità.
Tutto molto bello. Ma c’è un problema di non poco conto.
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Il “problemino”
Secondo quanto trapelato negli ultimi giorni, la Chevrolet Bolt avrebbe un difetto alla batteria che sarebbe causa di incendi. Fin da subito, quindi, è partita una grande campagna di sostituzione degli accumulatori agli ioni di litio.
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Sono circa 73mila i modelli che Chevrolet ha dovuto richiamare indietro per questo difetto, che porterebbe gravi rischi alla sicurezza. Si tratta delle auto fabbricate dal 2019 a oggi. Nelle ultime settimane, infatti, sono state ben dieci le vetture che hanno preso fuoco a causa del difetto sulla batteria.
Intervenire, dunque, non era più procrastinabile. Ed è un brutto colpo per il mercato elettrico. Ma, soprattutto, un brutto colpo per l’azienda. A General Motors questo “problemino” costerà 1,8 miliardi di dollari.
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