Adottata con il Dl fiscale di fine 2019, avrebbe dovuto permettere agli italiani di risparmiare. Ma a distanza di un anno e mezzo vediamo come stanno le cose…
Non sono affatto lusinghieri i numeri che arrivano dal primo anno e mezzo dall’entrata in vigore della riforma sull’Rc auto familiare. Anzi, ci sono le premesse per avviarsi verso un vero e proprio flop.
La riforma
Adottata con il Dl fiscale di fine 2019, avrebbe dovuto permettere ai membri di un nucleo familiare di passare direttamente in prima classe di rischio anche per un veicolo diverso dall’auto. L’esempio tipico è lo scooter ed è indipendente dalla data di acquisto. L’obiettivo era, evidentemente, quello di far risparmiare le famiglie italiane.
Fin da subito ci si è chiesto se i neo-patentati potessero o meno utilizzare l’Rc auto familiare. Diverse compagnie, infatti, si sono rifiutate di applicare la nuova legge a chi ha una storia assicurativa inferiore ai 5 anni. Ovviamente senza sinistri.
I dubbi arrivavano soprattutto dall’Ivass, l’Autorità del settore assicurativo. Che però, ovviamente, non poteva e non può sostituirsi al Legislatore.
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I numeri di un flop
Oggi è proprio l’Ivass a certificare i numeri impietosi, riguardanti il primo trimestre del 2021: il premio medio pagato dai giovani tra i 18 e i 24 anni si attesta a 656 euro, contro i 364 euro pagati nella fascia di età tra i 45 e i 59 anni.
Cifre già abbastanza importanti che poi, sul territorio italiano, hanno anche dei picchi ancor più esosi. Qualche esempio. A Napoli il prezzo medio per i giovani entro i 24 anni arriva a sfiorare i mille euro. 980 per la precisione. Ma anche altre città come Prato superano abbondantemente i 900 euro. A parte il primo posto di Napoli, è la Toscana ad avere i premi tra i più cari d’Italia. Non solo Prato, ma anche Pistoia e Firenze sopra gli 800 euro.
I figli, soprattutto se neo patentati, pagano molto di più dei loro genitori. Ma in base alle nuove regole dell’Rc Auto i ragazzi dovrebbero poter beneficiare della medesima classe assicurativa dei genitori.
Assistiamo, come spesso accade, a una confusione legislativa che poi viene pagata caramente dai cittadini e dai contribuenti. La norma che prevedeva la possibilità di trasferire la classe di merito anche tra veicoli appartenenti a tipologie diverse (auto, moto, ciclomotori o furgoni). Quella norma, però, aveva una clausola per limitare gli arbitraggi sulle classi di merito. Così, quindi, le compagnie assicurative hanno potuto giocare molto sulla discrezionalità. Il risultato è stato non solo il caos. Ma anche esborsi consistenti per gli automobilisti.