Sono arrivate! Ma come chi? Le tanto desiderate vacanze. Quest’anno sono davvero meritate. Scopriamo come affrontarle e con chi.
“Mare, mare, mare, ma che voglia di arrivare lì da te, da te, sto accelerando e adesso ormai ti prendo…” cantava Luca Carboni in una canzone di qualche anno fa. La preparazione della valigia si fa frenetica. Tutto pronto? Via!
Al ritmo dei Beach Boys via verso le località balneari. Quanti però sanno che esiste una categoria di autovetture che denominate “spiaggine” (sì come le sedie da mare)? Un po’ di storia. Nascono per le esigenze del jet set che “aveva bisogno” di auto adatte ai posti di villeggiatura. Precursore del genere fu l’influencer ante litteram Gianni Agnelli. Nel 1958 fece costruire sul pianale della nuova 500, la Fiat 500 Boano Spiaggia che lo portò, come molte altre volte, sulle copertine delle riviste dell’epoca. L’auto non era destinata al grande pubblico, infatti fu realizzata in soli due esemplari, una per l’Avvocato e l’altra per un altro misconosciuto personaggio, tale Aristotele Onassis..
Sulla falsariga della 500, nacquero altre auto destinate ad un uso balneare, meno esclusive, anche se rimasero sempre un veicolo di nicchia, che non incontrò mai il favore del grande pubblico. Tra le più famose ci sono: la Citroën Mehari e la Mini Moke.
La Citroën Mehari nasce nel 1968 e il suo nome derivava da una razza di dromedari. Costruita sul pianale della mitica 2CV, montava lo stesso motore bicilindrico da 602 cm³ con raffreddamento ad aria con una potenza massima di 29.6 CV DIN. Dire che era un’auto essenziale nei suoi allestimenti non rende l’idea. Nella sua prima versione, infatti le portiere erano di tela e i finestrini in vinile. All’epoca la portavate a casa con 895.000 lire.
Pensata nel 1964 nel Regno Unito come veicolo da lavoro, aveva lo stesso motore da 850 cm3 della Mini dell’epoca. Il suo nome deriva da un termine dialettale che significa “mulo”. Nella sua prima versione sedile posteriore e capote non erano di serie. A causa del piovoso clima britannico, la Moke non ebbe i risultati di vendita sperati e la produzione si spostò in Australia.
Ecco la bonus track. Non sì può dire che sia una spiaggina, ma è fissa nell’immaginario di tutti: la Dune Buggy. Pochi sanno che deriva da un’altra iconica auto: il Beetle Volkswagen. Era un’auto da veri smanettoni, si prendeva il maggiolino, si buttava via la carrozzeria, si montavano gomme gigantesche a bassa pressione ed era fatta. Divennero di gran moda negli anni 70, basta pensare alla sua presenza nel cinema. Ricordate? Sì o no? Altrimenti ci arrabbiamo!
Leggi anche —> Una cabrio a portata di tutti
Leggi anche —> La 500 come stile di vita giovane
Del gruppo Stellantis fa parte anche un brand tedesco, la Opel, che ha da poco…
Il fondatore di Tesla, Elon Musk, sarebbe pronto a fare la sua mossa per acquisire…
La Ford ha deciso di correre ai ripari richiamando 240.000 SUV per una grave inadempienza…
Dalla Cina arriva un nuovo bolide che punta a sfidare la Moto Guzzi e tanti…
Il sottosterzo è un fenomeno che si verifica quando un'auto in curva perde aderenza sull'asse…
La Ferrari ha portato al debutto la nuova SF-25 in quel di Fiorano, dove un…