Le case automobilistiche tendono a ricordare i propri successi negli anni. Ecco alcune vetture dimenticate che costarono più soldi di quanti ne portarono alla propria casa produttrice.
La storia è scritta dai vincitori e non deve quindi sorprendere il fatto che tra tanti modelli passati alla storia per aver dato lustro ad una determinata casa automobilistica se ne ricordino pochissimi che hanno fatto soltanto perdere denaro e prestigio al marchio che li ha messi in circolazione.
Se alcune delle vetture di cui tratteremo in questo articolo erano pericolose o mal costruite, altre invece non avevano nulla di sbagliato e furono solo inserite nel mercato nel momento peggiore possibile.
E’ il caso della Leyland P76, una grossa berlina presentata ufficialmente nel 1973 ma rimasta in produzione per appena due anni: si trattò del primo tentativo della casa australiana di affacciarsi su un mercato competitivo come quello automobilistico.
La P76 venne presentata in varie versioni, incluse una Targa ed una familiare che però non incisero mai davvero sul mercato, complici alcuni problemi di affidabilità e la scarsità di pezzi di ricambio: ne vennero costruite appena 18.000 e l’auto – fuori dall’Australia – è ormai pressoché sconosciuta.
E che dire della innovativa NSU RO80? Questa vettura tedesca segnò una rivoluzione nel mondo delle auto: nel 1967 infatti fu la prima quattro ruote a montare il motore rotante Wankel che però non era ancora perfettamente collaudato.
Le prime auto avevano tantissimi difetti meccanici legati proprio al motore, risolti progressivamente nei dieci anni successivi: sfortunatamente, la stampa crocifisse l’auto per i suddetti problemi al punto che la NSU finì per fallire.
Flop del mercato: c’è anche un’italiana
Non è mai una buona cosa quando un’auto si guadagna un soprannome terribile dalla stampa come “Auto assassina”: è il caso della Ford Pinto, introdotta nel 1970 come vettura economica e destinata al ceto medio.
Questa vettura aveva gravi problemi di affidabilità: in particolare, in caso di impatto anche leggero, il motore poteva prendere fuoco per un difetto di progettazione e spesso anche le portiere si bloccavano: una combinazione letale di difetti che costò la vita a ben 27 proprietari.
Pur vendendo oltre 500.000 esemplari, la Ford non recuperò mai i soldi spesi per progettare e costruire la Pinto: dovette infatti intervenire per modificare totalmente la vettura e procedere ad esosi rimborsi per i numerosi incidenti avvenuti.
Passiamo ora ad un flop nostrano: tra le tante auto del Biscione consegnate alla storia, non figura certo l’Alfa Romeo Arna, una vettura forse fuori posto per l’epoca in cui fu presentata.
Frutto di una collaborazione con la Nissan, l’Arna si ispirava fortemente alla Nissan Cherry, un’auto non proprio in linea con il classico design delle vetture Alfa Romeo. La risposta del pubblico alla presentazione di questo modello fu tiepida: in quattro anni, furono vendute appena 31.000 vetture, metà di quanto previsto.
La vettura uscì di produzione in sordina, venendo perlopiù dimenticata. E voi vi ricordavate di questi flop economici?
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