L’auto fu accolta bene, ma dopo quasi 20 anni, arrivò, inaspettatamente, alla fine della produzione. Ripercorriamo la storia
Forse in pochi la ricordano. Eppure, per circa un ventennio, ha impazzato. La Innocenti Nuova Mini è una piccola autovettura prodotta dal 1974 al 1993 dalla casa automobilistica italiana Innocenti di Lambrate.
Infatti, a modo suo, ha fatto la storia. Dei motori. Ma anche della televisione. Era, infatti, la protagonista della serie televisiva “Rally”, del 1989. Con l’interpretazione di Giuliano Gemma. Due in tutto le serie prodotte della Innocenti Nuova Mini. La Prima serie (Mini 90/120/DeTomaso) 4 cilindri, Seconda serie (Tre cilindri/Small).
L’auto fu accolta bene, ma dopo quasi 20 anni, arrivò, inaspettatamente, alla fine della produzione. Le ultime versioni Small 500 SE, infatti, avevano sempre maggiori punti in comune con diverse Fiat del tempo. Fu, in particolare, la Fiat 500 ad accelerare l’uscita di scena della Innocenti Nuova Mini. Ma anche la Autobianchi Y10, altra utilitaria molto amata in quel periodo. Oppure anche la Autobianchi A112.
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Rispetto a quei veicoli costava pure troppo. Altro motivo per cui finì fuori produzione. E questo nonostante una “stampa amica”, che più volte ha elogiato la vettura. Per quegli anni è sempre stata considerata un’auto innovativa e alla moda. In quel periodo, infatti, andava moltissimo il modello “squadrato”. La Innocenti Nuova Mini era caratterizzata da amplissime superfici vetrate, minimi sbalzi, linea vagamente a cuneo e pratico portellone posteriore.
Per quanto concerne la motorizzazione, la Innocenti Nuova Mini aveva inizialmente un quattro cilindri inglese, tipico delle vecchie Mini. Successivamente ha montato un tre cilindri di origine Daihatsu. La pedaliera era spostata verso il centro. Questo, ovviamente, rendeva molto particolare la posizione di guida, anche per via del volante piccolo e inclinato. Non era affatto facile da guidare, anche per via dei freni, progettati per frequenti e intense sollecitazioni.
La Innocenti Nuova Mini era dotata di tachimetro e contagiri. Ma anche una serie di spie e indicatori, come quelli che segnalavano il termometro dell’acqua e la lancetta del carburante. Ma passerà alla storia, soprattutto, per essere stata la prima utilitaria italiana a montare il motore turbo.
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