La crisi dei chip fa incetta di stabilimenti chiusi. Stavolta tocca a Subaru, pronta a subire un rallentamento di produzione.
La crisi dei chip sta caratterizzando vari settori del mercato mondiale, su tutti quello dell’automotive. Infatti, un’altra azienda dovrà chiudere i propri stabilimenti temporaneamente, stiamo parlando di Subaru, lanciatissima nell’ultimo periodo.
In particolare, saranno gli impianti di Gunma in Giappone, quelli chiusi a luglio da parte del marchio nipponico. Non solo, però, questa fabbrica potrebbe essere solo la prima, visto che si sta pensando di rallentare la produzione anche in altre parti del mondo.
Già Subaru America ha dovuto subire degli stop, anche se la politica difensiva sulla carenza dei chip da parte di Biden nel primo semestre dell’anno, sta portando i suoi frutti. Infatti, gli USA non stanno soffrendo particolarmente.
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Carenza dei chip, ancora una volta c’entra la Cina
La carenza dei chip è una crisi innescata chiaramente dalla guerra commerciale tra Cina e USA. Il paese asiatico così facendo tenta di mettere in crisi vari settori americani, come quello dell’automotive ma anche quello dei computer.
È chiaro che nella disputa rientra Taiwan. Senza farla troppo lunga, infatti, stiamo parlando di un’isola non riconosciuta dalla Cina come stato indipendente, ma come parte di se. Gli USA, invece, la riconoscono come terra a se stante, anche perché ci sono risorse strategiche.
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Su tutte, c’è il più grande stabilimento di semiconduttori per chip al mondo. Esso ha chiaramente risentito della pandemia, a causa anche della carenza di vaccini, in cui rientrerebbe un sabotaggio da parte della Cina.
Insomma, è certo che se la fabbrica di Taiwan non riparte al 100% come prima del Covid-19, non si potrà tornare ai livelli pre-pandemia. Gli USA lo sanno, e la Cina pure, per questo siamo ancora una volta in balia di due superpotenze e dei loro capricci commerciali.