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Honda non perde tempo: la chiusura della fabbrica in Giappone

Nell’ambito di questo piano, la multinazionale giapponese sta chiudendo progressivamente diversi impianti di produzione.

La Honda guarda avanti (Getty Images)

L’obiettivo non sorprende nemmeno più di tanto. Visto l’andamento del mercato, la decisione di Honda che punta a una produzione 100% elettrica entro il 2040, non appare come una rivoluzione.

Chiude la fabbrica di Tochigi

Honda CR-V (Getty Images)

Si inquadra in questo piano la decisione di chiudere la storica fabbrica di Tochigi entro il 2025. In quell’enorme stabilimento a nord di Tokyo si costruiscono componenti per motori. Ma Honda vuole cambiare. La fabbrica di Tochigi, infatti, non sarà né la prima, né l’ultima a serrare i cancelli. L’hanno già preceduta quella di Swindon, in Inghilterra, quella di Sayama, nella prefettura giapponese di Saitama, e quella di Kocaeli, in Turchia

Svolta green, ma non solo. La globalizzazione del mercato, infatti, ha dato una brusca spinta verso il basso alla produzione interna. E così, le parti prodotte in Giappone, rendono poco. E, si sa, sul mercato non si può perdere tempo se non si vuole fare una brutta fine. Per questo, quindi, la Honda ha preso la drastica decisione. La chiusura.

Un programma di revisione della propria presenza a livello globale che, comunque, non deve spaventare. La solidità dell’azienda giapponese non sembra affatto in pericolo. I numeri, del resto, parlano chiaro. La multinazionale che produce principalmente auto e motocicli produce oltre 14 milioni di motori all’anno.

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Il piano “verde”

Un concessionario Honda (Getty Images)

Insomma, Honda dovrebbe rimanere sempre e comunque un’azienda leader. E’ peraltro quotata in Borsa, sia a New York, che a Tokyo, oltre che su altri mercati mondiali. E ha, come è noto, una grandissima tradizione nel mondo sportivo dei motori.

La ragione, allora, è un’altra. Ed è l’intenzione di Honda di arrivare al 100% elettrico della produzione entro il 2040. Già da anni, peraltro, è in atto un processo di ristrutturazione. Tutto è partito nel 2017. E la chiusura progressiva di diversi stabilimenti (tra cui, Tochigi, è solo l’ultimo in ordine di tempo) si inquadra in questo percorso.

Attraverso queste progressive chiusure degli impianti di assemblaggio, infatti, l’azienda vuole ridurre i costi per poter poi essere ancora competitiva sul mercato globale. Quando, anno dopo anno, aumenterà la propria produzione 100% elettrica.

Claudio Rossi

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