La MotoGP è costituita da tantissimi fuoriclasse che con la loro moto sono capaci di fare cose uniche. Molti di loro, però, non guidano in strada, non avendo la patente.
La MotoGP è indubbiamente una delle competizioni più belle ed estreme al mondo. In particolare nell’ambito motoristico, molto probabilmente, viene dopo soltanto alla F1.
La classe regina del motomondiale ha avuto sin dai suoi albori i migliori motociclisti del mondo. Da Mike Hailwood e Giacomo Agostini fino a Valentino Rossi e Marc Marquez.
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Tutti grandissimi Campioni nella leggenda di questo magnifico sport e protagonisti di grandissime sfide in pista. Tuttavia, alquanto paradossalmente, alcuni di loro prendono la patente della moto tardi.
MotoGP, da Lorenzo ad Oliveira: la patente della moto non interessa a tutti
Come detto, non tutti i piloti di MotoGP, per quanto straordinari, hanno da subito la patente della moto. Avete capito bene. Qualche esempio? Marc Marquez.
L’otto volte Campione del Mondo l’ha presa a 26 anni, quindi soli due anni fa. Ma anche Jorge Lorenzo, che l’ha fatta sua a 25 anni. Il maiorchino ha comunque sempre ammesso di essere disinteressato alla guida in moto da strada dato che è veramente molto differente dai week end ai quali questi fuoriclasse sono abituati.
E ancora Danilo Petrucci, che ha passato l’esame finale sulla soglia dei 29 anni. L’ultimo ad aver sostenuto con successo la prova teorica per guadagnare la licenza di poter guidare fuori dal circus è Miguel Oliveira.
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Il pilota portoghese della Ktm a ben 26 anni ha raggiunto questo traguardo sbagliando soltanto una domanda in attesa di affrontare anche la prova pratica.
Ha raggiunto questa soddisfazione solo giovedì, lui che in MotoGP ha vinto 2 gare l’anno scorso e, più genericamente, nel motomondiale ha conquistato 14 successi ed è salito 36 volte sul podio in 159 gare disputate.
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Il talento iberico ha spiegato che però non è stato così semplice dato che il suo modo di guidare e quello dei suoi colleghi è decisamente diverso rispetto a ciò che richiede il codice della strada.
Non è una difficoltà sorprendente, comunque. In molti piloti hanno spiegato infatti che trovano più pericoloso utilizzare un mezzo “normale” rispetto ai propri bolidi da pista.