La Cina è uno dei mercati più grandi al mondo per il settore dell’automotive, ma ora emergono difficoltà sulla gestione dati delle auto.
I grandi marchi d’automobili hanno trovato un altrettanto grande mercato in Cina, nel quale paese la moda occidentale non passa, anzi è raddoppiata negli ultimi anni con l’elettrico. Tuttavia, negli ultimi tempi, nel paese asiatico si è fatta sempre più forte la questione dei dati.
In pratica, il governo cinese ha introdotto nel 2017 una legge sulla sicurezza informatica, al cui interno ricadono anche i sistemi di intelligenza che si trovano sulle automobili. Tesla, chiaramente, è stata la più colpita negli ultimi mesi, ma adesso anche altre aziende hanno detto la loro.
BMW, GM, Ford, Daimler, tutte queste grandi società hanno visto le loro auto subire lo stesso trattamento, e per questo hanno nel corso dell’anno creato tutte dei data center locali nel paese asiatico, così da archiviare i dati con più sicurezza oltre che facilità.
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La Cina sa che i dati che sono presi dalle automobili sono molto importanti, perché permettono di “spiare” l’ambiente circostante. Prendiamo ad esempio una macchina dotata di un sistema di telecamere a 360 gradi, ecco questo può registrare tutto ciò che avviene dentro e fuori dal veicolo, compresi i suoni.
Secondo le ultime normative del paese asiatico, bisogna chiedere ai proprietari il permesso, un po’ come si fa quando si naviga in rete, facendo accettare le condizioni per potersi registrare, ad esempio su di un sociale network.
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Inoltre i dati delle automobili sono importanti per la Cina, perché senza possibilità di trasmetterli alle sedi centrali, non permettono alle aziende di evolvere i loro modelli, facendoli rimanere senza grossi update per il futuro. In pratica, il paese asiatico prova a diminuire la forza di queste società non cinesi, mentre aiuta quelle proprie.
L’importanza dei dati delle automobili, dunque, è un punto fondamentale dell’attuale agenda politica della Cina. Il governo, probabilmente, nei prossimi mesi stringerà sempre di più la cinghia attorno ai grandi marchi d’auto non cinesi, e questo potrebbe inasprire la guerra commerciale, non solo con gli USA, ma anche con l’Europa.
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