Ogni anno costa tantissimo agli automobilisti italiani. Ed è una tassa obbligatoria. Ma è un “falso storico” che il bollo auto sia un’imposta che esiste solo in Italia. Anche gli altri Paesi europei ne sono dotati. Con varie differenze. Vediamole insieme
Tra le tante spese fisse che tartassano gli automobilisti, il bollo auto è probabilmente il più odiato. A volte è una vera e propria mannaia per i proprietari delle vetture, costretti a pagare cifre non di poco conto per poter usufruire del proprio mezzo. E si tratta, ovviamente, di un’imposta obbligatoria.
Si tratta di una tassa regionale annuale che spetta a tutti i proprietari dei veicoli registrati al Pubblico Registro Automobilistico, indipendentemente se questi siano circolanti o meno. Nel 2020, la pandemia da Coronavirus ha portato a qualche sospensione dei pagamenti, ma in generale, in Italia ogni anno vengono versate somme complessive per oltre 5 miliardi di euro.
I parametri presi in considerazione per calcolare l’importo del bollo sono diversi. Il più importante è la potenza in kilowatt (kW) del veicolo e la classe ambientale. Un criterio che si spera possa pesare sempre meno per gli automobilisti, visto che un po’ tutte la case automobilistiche stanno tentando di abbassare le proprie emissioni e, in molti casi, passare all’ibrido o all’elettrico. A essere penalizzate sono quindi le vetture più datate, che hanno un sistema che inquina maggiormente. Ma a fare imbestialire i proprietari di autovetture è ancor di più il superbollo, una sovrattassa che fa crescere esponenzialmente l’importo base dell’imposta per i veicoli con più di 185 kiloWatt.
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“L’Italia è il Paese delle tasse”. Oppure “In Italia manca solo una tassa sull’aria”. Quante volte abbiamo sentito frasi di questo tipo. Una delle tante “leggende metropolitane” racconta infatti che il bollo auto sia una tassa presente solo nella nostra nazione. Ma è davvero così?
Non proprio. Perché il bollo auto esiste anche negli altri Paesi. La situazione più complicata è quella del Belgio dove esistono e convivono ben 17 tariffe base. Un vero rompicapo per i possessori di un’autovettura. Regno Unito e Svezia, per esempio, calcolano il valore dell’imposta in base alle emissioni di CO2. In Inghilterra il bollo è pari a zero euro sotto i 100 g/km, mentre un’auto con un valore di CO2 compreso tra i 151 a 165 deve versare 180 sterline (circa 209 euro). Il massimo importo da corrispondere è di 505 sterline (l’equivalente di 587 euro). Costo infinitamente più basso in Svezia, dove la tassa di proprietà base è dell’equivalente di appena 35 euro.
In Germania, invece, il bollo viene calcolato in base alla classe ambientale. Per le Euro 1 e le Euro 2 criteri fondamentali sono cilindrata e carburante utilizzato. Più specifici, invece, i parametri riguardanti le Euro 3. Abbastanza più lineare è invece la posizione della Francia: potenza fiscale e provincia di residenza. In Olanda, invece, oltre al carburante utilizzato (parametro molto comune) si guarda anche al peso del veicolo. Chiudiamo la nostra “carrellata” con la Spagna, dove i criteri presi in considerazione sono la provincia di residenza, la città e le regioni e poi la potenza fiscale dell’auto.
Insomma, che il bollo auto sia una tassa esistente solo in Italia è assolutamente un falso storico. Nato inizialmente come vera e propria tassa di circolazione, il bollo auto è un tributo in vigore quando fu introdotto con il Decreto numero 39 del Presidente della Repubblica del 5 febbraio 1953.
Si può invece discutere sulle tariffe che nel nostro Paese, spesso, sono tra le più care. Impossibile pensare a un’abolizione di questo odiato tributo. Al massimo, nei prossimi anni, ci si potrà accontentare di un bollo auto europeo. Sperando che non sia salatissimo anche quello.
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