Il focus sullo sviluppo e conseguente produzione di auto elettriche, spinge Daimler a chiedersi quale futuro ci sia per l’occupazione di massa.
Tutta sappiamo che il futuro della mobilità deve essere sostenibile, con l’elettrico (e l’ibrid0) a dominare nei prossimi anni del decennio appena iniziato. Tuttavia, alcune aziende si interrogano su cosa comporterà questo dominio per l’occupazione di massa.
Tra di esse, c’è Daimler, produttore di auto tedesco che possiede vari marchi fondamentali nel panorama dell’automotive mondiale, come Mercedes. Secondo il CEO Ola Kalleniusm, infatti, la spinta verso l’elettrico avrà un impatto più o meno grande, a seconda delle aziende, sui posti di lavoro.
La mole di lavoro che serve per produrre un motore a zero emissioni, difatti, è minore rispetto a quella per la costruzione di uno tradizionale, cioè benzina o diesel. Questo andrebbe a ridurre sensibilmente i lavoratori nelle fabbriche, innescando una nuova crisi economica.
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Daimler, la crisi lavorativa non è la sola
La crisi lavorativa prospettata da Daimler e dal suo CEO Kallenius, non è la sola che sta attraversando l’azienda tedesca. Infatti, al pari degli altri marchi d’automobili, ecco che la mancanza dei semiconduttori a livello mondiale, ha scatenato un altro turbamento.
Molte società, hanno dovuto fermare la loro produzione per qualche giorno, e anche Daimler non è stata in grado di continuare agli stessi ritmi. La cassa integrazione è lo strumento più usato in questo caso, ma non potrà esserci per sempre, e una soluzione va trovata in tempi brevi.
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Questa non c’è ancora per la scarsità di semiconduttori, mentre ne esiste una per la crisi lavorativa dovuta all’elettrico. Infatti, è necessaria una riqualificazione dei lavoratori, così da permettere a questi di mantenere il proprio posto cambiando mansione.
Daimler, dunque, pone al centro dell’automotive una questione fondamentale, ovvero quella dei lavoratori. Bisogna attivarsi subito per la riqualificazione degli stessi, altrimenti, lo “splendore” economico che seguirà la fine della pandemia, sarà accompagnato immediatamente da un’altra crisi economica e sociale.