Nissan vende la sua quota di Daimler per cercare di rientrare dal rosso che si prospetta per la casa giapponese, in seguito alla pandemia.
Nissan fa parte del gruppo con Renault e Mitsubishi, e dopo la decisione della casa della losanga di vendere le sue quote in Daimler, ha fatto lo stesso. Questo, con l’obiettivo di rientrare dalle perdite milionarie, che sono seguite allo scoppio della pandemia e alla conseguente crisi economica.
Le vendite della casa giapponese, infatti, sono andate calando, così come per gli altri marchi d’automobili, ma il rallentamento è costato di più. Del resto, nonostante Nissan sia un’azienda dal peso mondiale, la partnership con la casa tedesca ha sempre mostrato le sue difficoltà.
La collaborazione, tuttavia, non vacilla anche se alcuni progetti sono bloccati, come quello di una fabbrica comune in Messico. Al momento, però, siamo in attesa di ulteriori sviluppi di questa trama fitta che è l’alleanza tra Nissan, gruppo di cui fa parte la casa giapponese, e Daimler.
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Nissan, quanto rendono le quote vendute
Le quote vendute da Nissan in Daimler hanno reso 1,15 miliardi di euro, che nelle intenzioni dei giapponesi dovrà sopperire ai debiti post Covid-19. Tuttavia, la crisi non si ferma perché legata anche ai semiconduttori e alla loro scarsità.
Alcuni stabilimenti in Giappone, si fermeranno per una settimana, o nel loro turno di notte, mentre in futuro non è esclusa la possibilità che ci siano dei veri e propri tagli al personale. Oppure, riduzione del salario con introduzione del corrispettivo della nostra cassa integrazione.
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Tornando alla partnership tra Nissan e Daimler, ciò che rende i rapporti difficili è l’addio dei due leader che dell’accordo sono stati promotori. Prima è caduto Carlo Ghosn, ex CEO del gruppo Renault arrestato a Tokyo, poi anche il tedesco Zetsche si è fatto da parte.
Nissan, dunque, prova a rientrare dai debiti vendendo delle quote in Daimler. Certamente, però, un miliardo e poco più non permetteranno alla casa giapponese di ristabilirsi finanziariamente, sperando che la prossima strada da percorrere non sia il taglio del personale.