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Autobianchi A112: la “mini” all’italiana che bruciava i semafori.

Nata a metà degli anni sessanta per contrastare la pressante concorrenza anglosassone, la A112 ha segnato quasi un ventennio della storia italiana, introducendo in qualche modo la passione per “piccole” sportive.

Autobianchi A112 (Flickr)

La prima A112, venne presentata al salone di Torino nel 1969, e fin da subito, riscosse un enorme successo tra gli automobilisti dell’epoca, che fecero la corsa all’acquisto, prediligendola alle più datate Fiat 850 e 500, ed anche alla diretta concorrente, la Mini che in quegli anni veniva prodotta anche in Italia dalla Innocenti.

La piccola di casa Autobianchi (azienda controllata da Fiat), è rimasta in listino per oltre 17 anni ed è una delle auto che ha subito più restyling nel corso del tempo, rifacendosi il look per ben 8 volte, senza mai, però, snaturare il concetto che l’ha vista nascere.

La prerogativa di quest’automobile, da subito, è stata la brillantezza nell’accelerazione, grazie al motore 4 cilindri in linea che erogava 44 cavalli. Il peso contenuto ed il cambio a 4 marce ravvicinate, le permettevano scatti fulminei per l’epoca, passando da 0 a 100 km/h in 13,7 secondi e raggiungendo una velocità massima di 144 km/h.

Nel 1973 venne presentata la seconda serie della A112, sulla quale erano state apportate modifiche puramente estetiche, come, diversi parafanghi e griglia anteriore, oltre a qualche “optional” aggiuntivo sulla versione Elegant, la quale, insieme con la Abarth montava un motore con cilindrata maggiore rispetto al classico 903 cc iniziale del 1969.

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Terza serie nascita della prima “vera” Abarth

Autobianchi A112 (Flickr)

Con la terza serie del 1975, nasce finalmente la versione dell’A112 Abarth 70 HP, che montava un performante motore 4 cilindri di 1.049 cc, in grado di erogare come anticipato dal nome, 70 cavalli di potenza e raggiungere una velocità massima di 160 km/h (veri e non dichiarati).

Nello stesso anno, apportando alcune modifiche interne all’abitacolo, la piccola Autobianchi ottenne l’omologazione per 5 posti anziché 4 come le precedenti versioni.

Ancora, nel 1977, L’A112 subì ulteriori modifiche che la perfezionarono rendendola più confortevole e dotata di accessori e finiture al passo coi tempi. Nello specifico, la quarta edizione comprendeva 3 modelli: La base da 42 cv, la E (Elegant) da 48 cv, ed infine la sportivissima Abarth, rimasta invariata nella meccanica ma impreziosita da finiture pregiate come i sedili in pelle e velluto.

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L’apice del successo nel 1979

Autobianchi A112 (Flickr)

In quest’anno nasce la quinta serie Autobianchi, con un restyling più imponente che però non modifica del tutto l’immagine dell’auto. Vengono introdotti paraurti ridisegnati in plastica su tutti i modelli e dei fascioni laterali di protezione sempre in materiale plastico. I modelli in listino in quest’anno sono 4: sempre la base, che ora si chiama Junior, con cambio manuale a 4 marce, e gli altri 3 modelli, che godono finalmente di un “vero” cambio a 5 marce come i modelli più “grandi”, e sono nell’ordine di prezzo: l’Elegant, l’Elite, e l’Abarth.

Dal 79 al 1983, ci fu un ennesimo boom di richieste quasi maggiore di quello che investi la produzione alla fine degli anni 60.

Nel 1982, con la sesta serie, uscì dal listino il modello Elegant, per lasciare spazio ad una sigla che ricordiamo, in futuro ha accompagnato altri modelli Autobianchi e Lancia, la versione LX. Arriviamo al 1984, con ancora un restyling non considerevole, ma semplici aggiornamenti estetici ed a livello di accessori, come i vetri elettrici o l’orologio al quarzo.

L’ultima produzione dell’A112, con l’ottava serie, iniziò nel 1985, per terminare l’anno dopo con la produzione di quella che verrà chiamata la “unificata”, ovvero un solo modello con un singolo allestimento, che verrà, nello stesso 1985, sostituita dalla neonata Y10. 

RobertoT

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