I primi casi sono venuti alla luce già nel 2019, quando in Corea, alcune auto elettriche del colosso asiatico, avevano, improvvisamente preso fuoco. Oggi, dopo l’ennesimo episodio, si riapre il contenzioso tra Hyundai, Lg ed i clienti preoccupati.
La casa coreana, aveva già operato un maxi richiamo dei veicoli elettrici, che prevedeva un aggiornamento del software del veicolo, ma, sembra non sia bastato a risolvere il problema. Tra il 2019 ed il 2020, almeno 15 esemplari del suv Kona, hanno improvvisamente preso fuoco.
Da indagini condotte, sembra che la responsabilità dell’incendio sia da attribuirsi a delle batterie difettose dell’auto, che però, nell’operazione di “ripristino” non sono state sostituite dal costruttore, né fornite dalla LG, probabilmente per i costi eccessivi dell’operazione che avrebbe potuto far crollare finanziariamente le aziende. Ricordiamo che la produzione di questo veicolo, dal 2017, ha raggiunto gli oltre 95 milioni di esemplari in tutto il mondo.
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Battaglia aperta, di chi è la colpa?
Dopo il nuovo episodio, verificatosi il 23 gennaio di quest’anno, si è riaperta la polemica. Secondo le indagini condotte da Hyundai, la principale responsabile di questi misteriosi ed improvvisi cortocircuiti che provocano gli incendi, è la LG, che fornisce il pacco batterie. Sembra, infatti, che a causa di un difetto all’interno degli accumulatori, si generi la “scintilla” che innescherebbe l’incendio.
Il produttore di batterie sembra non smentire questa versione, lo dimostra il fatto che abbia contribuito al 50% delle spese sostenute dalla casa automobilistica per il richiamo delle partite di auto a rischio. Se comunque, così fosse, nasce un dubbio sull’affidabilità dei veicoli EV, tenendo conto che la LG Energy Solution, è il maggior fornitore di accumulatore per auto elettriche, rifornendone circa il 25% della produzione mondiale.
A conferma di questa tesi, anche la Chevrolet, con il suo modello Bolt EV, che adotta lo stesso pacco batterie della Kona, ha avuto gli stessi problemi, ed è stata soggetta a richiamo da parte della casa costruttrice. Staremo a vedere come si risolverà questa questione, nella speranza di sbagliarci, perché sarebbe davvero un grave colpo per l’economia, e per il futuro della mobilità elettrica.