La storia si ripete, prima la R4, poi è stata la volta della Renault 5, ed oggi, dobbiamo prepararci a dire addio anche alla Twingo. Il produttore francese ha dichiarato che non sarà più costruita in futuro, nemmeno nella versione elettrica.
La piccola del gruppo A, ci accompagna dal 1993, data in cui stravolse il segmento delle city car, con un look totalmente anomalo. Sembrava una minuscola monovolume, dalle dimensioni esterne molto compatte, a dispetto dell’abitacolo super spazioso, specialmente nella parte dei sedili posteriori.
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La prima serie, è rimasta in produzione, sostanzialmente identica, eccetto un lieve restyling, dal 1993 al 2007. La caratteristica rivoluzionaria per l’epoca, era data dalla strumentazione a cristali liquidi posta al centro del cruscotto. La motorizzazione era esclusivamente a benzina, con un motore di cilindrata 1.200 cc, dapprima a carburatore, e successivamente, ad iniezione elettronica. In 14 anni furono vendute circa 2 milioni e mezzo di unità.
Dopo quasi tre lustri, Renault, presenta la Nuova Twingo, siamo nel 2007, e questo modello ci accompagnerà fino al 2014. Oltre ad un look totalmente rinnovato, e all’aggiunta di innovazioni, specialmente in fatto di comfort, da questa edizione troviamo l’introduzione del famoso motore 1.5 dCi (diesel).
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Nel 2014, Twingo si rivoluziona totalmente, abbandonando la trazione anteriore e posizionando il motore nella parte posteriore dell’auto. A primo impatto sembra di vedere una Smart ForFour, ed in effetti, tutta la componentistica è stata sviluppata in accordo con Daimler.
Proprio l’ufficializzazione della “rottura” di questa joint venture con il gruppo tedesco, ha dato il via all’idea di eliminare dai listini la piccola di casa Renault. Come ha dichiarato l’amministratore delegato del gruppo francese, sostenere i costi elevati per la produzione di una vettura così piccola poco costosa sul mercato, diventa anti-economico per la casa costruttrice. Quindi, anche se è un vero peccato, perché in realtà la domanda di mercato è ancora elevata, cadono i principi economici che avrebbero dato un senso al proseguo della produzione.
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